Owlman

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

“Vado, notte!”
“Notte cara!”
Il portone si chiude. Fuori, nella silenziosa notte Marila affretta il passo, il rimbombo di esso, le mette quasi paura, poi si fa coraggio “Altri due isolati e sono a casa!” Un enorme ombra la copre del tutto, spaventata, corre. Un gatto nero le arresta il passo, lo travolge, uno dei suoi tacchi a spillo gli si conficca nell’addome. Un urlo di terrore le fuoriesce dalla gola senza accorgersene. Inorridita, scalcia frenetica, tenta di scalzarsi ma non vi riesce, costretta, con il pollice e l’indice di ambedue le mani si denuda i piedi e scappa. Ha la gola arsa, il cuore in tumulto, la testa sembra scoppiarle per la tensione. Uno stelo di rosa sporgente da un reticolato, le graffia una guancia, le si aggroviglia nei capelli all’altezza delle tempie e le strappa una ciocca. Marila fugge; la testa, la guancia le dolgono. “Un altro piccolo tratto e sono arrivata!”

Giunge a casa, cerca le chiavi, per la fretta rovescia il contenuto della borsetta per terra. L’ombra, le si riflette sulla facciata del portoncino alla luce del lampione della vicinale. La mano le trema, non riesce ad infilare la chiave nella toppa e proprio quando sente di essere catturata dall’ombra, il portone si apre. Entra, spranga porte e finestre, poi esausta si lascia cadere sul divano. L’ombra è lì, su di lei e la copre del tutto. Marila alza il capo, enormi occhi gialli, la fissano mentre, fulmineo, un grosso becco, curvo e appuntito le strappa gli occhi dalla fronte e gli artigli le si conficcano nelle carni. L’atroce urlo si ode per gli isolati, Owlman si accanisce sulla preda e non la lascia finché di lei non rimangono che brandelli ed un lago di sangue.

Marta Pagliaro