I genitori
la portarono nella cripta. Quella ragazzina si stava allontanando dal culto in maniera
preoccupante. Eloise.
La prima cosa ad assalirla fu il puzzo di umido, le pareti scrostate e dipinte, con
agnelli sacrificali sanguinanti, in un rigurgito di neogotico. Il prete le si avvicinava,
reggendo un’ampolla sporca e sbrecciata con al fondo macchie di muffa. Eloise
ricordava che certe muffe assumevano colori violacei...
- Bevi - le disse.
In un primo momento Eloise scrutò l’ampolla, sfiorandola con le dita. Poi
le venne lo schifo.
- No, non bevo.
I suoi la tenevano ferma, mentre il celebrante sgranò gli occhi, in un’espressione
di profondo disgusto - Come osi? - sbottò. La voce era quella di un orco - Tu... tu
semini l’inferno dentro di te, lo so... il diavolo sta facendo di te una sua adepta,
il diavolo, il demonio...
Eloise piegò la testa da una parte, le girava tutto. La nausea.
Il prete continuava a declamare, ma lei sentiva solo un ronzio tremendo. Alzò un attimo
lo sguardo: alle spalle del prete, sulla volta, vide che l’agnello dipinto aveva
smesso di sanguinare. Questo la preoccupò. Un tonfo tremendo, e le pareti crollarono come
un castello di carte.
Eloise vomitò. Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, non udì più nessuno
accanto a sé. La penombra la soffocava, eppure si sentiva meglio, ora. A tentoni ritrovò
l’uscita. Si guardò le mani, sudate e sanguinanti, e capì che era libera.