Scrivere è un po' come morire

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Era ormai arrivato alla fine della sua tredicesima opera letteraria lo scrittore Aleandro De Mayo, quando ad un tratto lo scricchiolio della porta di entrata lo distrasse dalla sua concentrazione.
-Maledizione!- pensò tra sè Aleandro - ma è mai possibile che in questa casa non si può rimanere concentrati per più di due ore consecutive?-
A dire ciò si alzò in direzione dell’entrata per vedere cosa provocasse quel rumore non assordante ma fastidioso.
Non ebbe neanche il tempo di girare la maniglia che la porta gli venne incontro come se qualcuno la spingesse dall’esterno.
E così fu.
Con la completa apertura della porta un uomo gli cadde addosso rovinosamente e con grande stupore dello scrittore.
Un’abbondante quantità di sangue si fece subito strada all’interno della casa, sangue accumulatosi all’esterno dall’uomo ferito e lo scrittore si trovava in terra con addosso quell’ammasso di carne che schizzava plasma da più ferite provocategli sul corpo da solo Dio sa cosa.

L’uomo ferito riuscì a pronunciare poche parole prima di sollevare l’ultimo respiro:
-Stanno arrivando...- e spirò.
E Aleandro riuscitosi a divincolare dal corpo disse:
- Ma chi sta arrivando? Chi? Parla!-
Ma l’uomo ormai non poteva più rispondere era morto.
Lo scrittore non fece in tempo a girarsi verso la porta che un uomo (o definito tale) gli si scaraventò contro addentandogli il naso ed asportandogliene buona parte.
Dalla ferita lacerata cominciò a schizzare sangue tra le urla abominevoli di Aleandro, che in tempo zero si ritrovò tra un groviglio di zombie che lo straziavano di morsi, sulle gambe, sulle braccia su tutto il corpo dilaniando carne e rompendo ossa.
Il destino di uno scrittore horror non può essere che questo, rimanere ucciso dai propri incubi.

 

In memoria dello scrittore horror Aleandro De Mayo morto d’infarto il 31/10/2006.

Alessandro Di Maio