Ward fece
appena in tempo a gettarsi per terra: il coltello passò a un pelo dal suo coloniale,
andando a piantarsi nella parete del piccolo ufficio.
Lo scompiglio durò poco: qualche ordine urlato, un paio di soldati mandati a setacciare
la zona, e Ward era già in piedi, stizzito per laccaduto e visibilmente scosso.
Quel bastardo laveva preso di mira, e questo non gli piaceva affatto; inoltre, ora
avrebbe dovuto riferire a Rodetsky.
- Signore, non potevo sapere che la ragazza fosse figlia di quello stregone. Almeno, non
mi sono posto il problema, quando lho vista sola...
La reazione del colonello fu peggiore del previsto.
- Al diavolo! Tu sei un altro di quei fottuti pazzi convinti che un negro non sia un
essere umano! Non sono loro i nemici. Lultima cosa che voglio è uno scontro coi
locali, dannazione! Considerati fortunato, se sei ancora vivo: quellattentato era
una bazzecola. Tu non hai la minima idea di ciò che è capace di fare un uomo
come quello.
Ward imprecò sottovoce, contro Rodetsky, contro Haiti, contro la guerra, contro quei
maledetti automi.
Non se la devono passare granché bene, laggiù a
Port-Au-Prince pensò Ward, mentre osservava lorrenda orda di morti abbattersi
sul villaggio indifeso. I suoi soldati lo guardavano, dubbiosi, ma Ward continuava a
fumare, gustandosi la scena.
- Ward, Rodetsky ha ordinato...
- Il diavolo si porti Rodetsky! Questi cani haitiani meritano di morire!
Fu allora che lo sguardo di Ward, indifferente ai corpi dilaniati e agli zombi loro
carnefici, incontrò quello dello stregone. Uno sguardo fisso, e leggermente divertito.
Ward si chiese se quelluomo fosse poi così pericoloso come sosteneva il colonello.
Fu il suo ultimo pensiero lucido. Quando si voltò, il volto scarnificato, la bocca
contorta in spasmi inumani, era irriconoscibile.
Fu il suo stesso plotone a massacrarlo.