Il ruggito
tuoneggiò nella foresta.
Ancora.
Presto muoviti! Abbiamo pochi secondi!
Elly afferrò la mano sudaticcia che Marco le tese trascinandola al primo castano
trovato.
Nooo! Fermalo!
Marco virò la testa, il sasso già in volo a colpire la civetta.
Ma i rossi occhietti di questa, prima di strabuzzare, avevano già avvisato il Padrone.
Scappiamo!
Elisa scivolò sulla corteccia, Marco pure. Rovinarono nel torrente, grida del
Padrone braccavano entrambi.
Sapevano di non poter affogare. Lincubo non terminava se la carogna-vivente non
poteva possederli.
Che vuole da noi?
Non so. Forse non lo sa neanche lei. Rispose Elly strizzandosi i capelli impalliditi
dal chiaro lunare.
Pensi ci prenderà, prima o poi?
Elly squadrò la propria mano destra, lunica con cinque dita. Una notte il
Padrone gliene amputò tre, sei le divorò a Marco. Avvertiva ancora il pizzicore; quella
volta stavano per esser catturati.
Laltro giorno ho dormito riprese Marco, visto che sua sorella non
rispondeva: sognavo che fuggivamo liberi come laria, eravamo veloci, saltavamo
da una cima allaltra come fossero state scalinate... Il Padrone diventava sempre
più piccolo, lontano... Ma poi mi sono svegliato, la nostra capanna stava dondolando con
lui sotto che impazziva.
Il pizzicore sulle nocche monche di Elly crebbe mentre le sopracciglia della bambina,
contro la sua volontà, sincrinavano. Erano riusciti a raggiungere un nuovo castano
ma la punta dun albero non era fatta per essere la casa di due ragazzini.
La nebbia avvolgeva gli alberi nascondendone radici e fusti. Vedevano solo stelle e
pennacchi verdi. Lontano un pino crollava accompagnato da lamenti infernali. Le unghie
affilate del non-morto erano tornate a colpire e dentro Elly temeva che la prossima volta
che sarebbe toccata a loro non sarebbero riusciti a farcela. Voleva casa sua, mamma,
papà, la scuola. Voleva svegliarsi per davvero.
Voleva che quel mondo folle implodesse.