Alcune
malattie uccidono nel giro di alcuni mesi, altre in pochi giorni, ma quella che affliggeva
Milo lo stava consumando da tempo. Quando le carni si consumano e la pelle si sfalda,
quando le unghie si staccano dalle dita ed i vermi nidificano nel ventre, il tempo sembra
dilatarsi e tendere allinfinito.
Ricordava la causa scatenante il morbo anche se non rammentava tutto.
Si era svegliato nel cuore di quella che intuiva essere notte, senza potersi muovere e
completamente cieco. Aveva inizialmente creduto che il bruciore agli occhi e la paralisi
fossero sintomi di disturbi neurologici ma in seguito, allo schiudersi delle larve nei
globi oculari, aveva capito.
Ricordava di essere entrato nel cimitero deserto per dissotterrare la bara fresca di
sepoltura. Ricordava, lappetitoso odore di decomposizione del corpo, il gustoso
sapore dello stomaco e degli intestini del morto. Amava linvitante scrocchio delle
falangi che si spezzavano mentre voracemente spolpava le dita della salma. Ricordava anche
lurlo gutturale di quello che credeva essere un cadavere, improvvisamente
rianimatosi mentre Milo banchettava con le sue carni. Era certo di aver fracassato con un
pugno il fragile cranio di quella grottesca cosa urlante e di averne spappolato il
cervello, gia ridotto in poltiglia dalla putrefazione, tuttavia non serbava memoria di
quanto accaduto dopo.
Non ricordava di essere stato trovato morto dal guardiano del cimitero accanto ad una tomba violata ed ad una vuota cassa e, confuso con la salma profanata ed oramai dissoltasi, da questi rapidamente seppellito, nel timore di essere accusato di incuria. Milo sapeva di essere stato contaminato dal cadavere mangiato, era certo di essere stato trasformato lui stesso in morto vivente. Pian piano cominciava a riacquistare luso delle mani e tra non molto sarebbe riuscito a riemergere dalla tomba; giĆ godeva, pregustando il primo pasto vivo della sua nuova vita.