La sento,
da qualche parte là fuori, sotto la luce diafana di questa luna puttana.
Mi affaccio con cautela al riquadro della finestra. E il suo volto mi viene incontro
improvviso.
Mi allontano pazzo di terrore, il cuore che sbatte nella gola. Ma non riesco a smettere di
fissare quegli occhi rossastri, le lunghe zanne da vampiro, e lei che alita sul vetro
appannandolo, mentre soffia e grida. Anche se a tratti sembra quasi che pianga.
- Chiedimi di entrare! - sbraita rabbiosa. - lascia che io venga di nuovo a te!
Mi metto le mani sul viso.
Non è possibile continuare così, non posso vedere il volto della donna che amavo
stravolto in una grottesca caricatura dodio. Se quella notte non lavessi
lasciata sola, in questa villa isolata, vicino al cimitero. Se potessi ritornare indietro.
Se...
Il suo volto è ancorato alla finestra. I capelli vibrano come un fascio di serpi
velenose.
Da allora, ogni volta che viene buio mi perseguita e ancora mi chiedo se questa sua
ostinazione nasconda amore, oppure desiderio di vendetta. Ma se la osservo bene, mi pare
di scorgere un barlume di coscienza dietro i suoi occhi vitrei, come se una parte di lei
fosse ancora presente a se stessa.
Come se...
Mi rimbombano nella mente le parole di quel giorno in chiesa: nel bene come nel male;
nel bene... nel male.
Chiudo gli occhi.
Vengo a te, tesoro mio.
Mi avvicino allabisso di quella finestra. Apro i vetri. Lei entra col fragore
di un tuono.
Mi azzanna alla gola e il dolore è un gorgo infinitamente nero nel quale precipito.
La mia mente rimbalza come una biglia impazzita, nel rosso e nero della roulette
della mia memoria.
Nel bene come nel male. Nel bene... nel male.
Nel male.