Jack si ritrovò a fissare il soffitto che a mala pena si vedeva attraverso loscurità della notte successiva alla morte del fratellino James. Il suo letto era di fianco, separato dal comodino di legno. Jack sentiva tanto la mancanza del fratellino con il quale, prima di addormentarsi, si scambiava la buona notte scrivendola su un bigliettino di carta. Quella notte gliela augurò lo stesso, ma con un filo di voce triste. Il ticchettare della sveglia rimbombava nel silenzio, rotto ogni tanto dal rumore di una macchina che passava per strada. E la luce dei fari filtrando attraverso i buchi della tapparella per qualche istante illuminava il letto vuoto di James. Jack cercava di fissare la finestra alla sua sinistra evitando di guardare il letto del fratellino, poiché gli dava una sensazione di tristezza e dinquietitudine. Poco prima gli era sembrato che qualcosa si muovesse sul letto e nel silenzio di udire una serie di leggeri sospiri seguiti da un respirare affannoso.
Ma tutto improvvisamente sembrava terminare per poi ricominciare. Fuori aveva cominciato a piovere, ed il tamburellare della pioggia copriva piacevolmente quei rumori inquietanti. Un lampo... un tuono... destarono Jack da un sonno leggero. Gli sembrò di udire un singhiozzare provenire dalla sua destra. Pian piano si girò ed un viso di un bianco pallido era posto al suo fianco, lo guardava con un sorriso fraterno. Ma un altro lampo ed un altro tuono fecero sparire quel viso e scosse violentemente Jack proiettandolo nella sua camera avvolta dalla luce solare della mattina. Era rivolto verso la finestra. Si girò pian piano. Il letto di James era ordinato. Tutto era scomparso con il buio della notte. Ma qualcosa giaceva a terra vicino il suo letto, era un bigliettino. Lo raccolse e con un fremito alla schiena lesse: buona notte fratellino.