Sono ore che cammino. Lispirazione arriva a ondate. Acquari senza confini, le città dilatano gli sguardi, accolgono i flussi delle maree, illuminano di freddo neon i movimenti sul fondo. Sì, mi pare che vada bene. E poi: Celate fosse abissali, spaccature nero seppia, rivelano bagliori di fosforo, nascondono vibranti movimenti, inquieti canti di sirene. Bellissima! Con questo avvio li stendo tutti. Comincia a piovere. Cè un baracchino illuminato là in fondo. Mi è venuta fame con tutto questo girovagare in tensione, con la mente in allerta. Gli ingranaggi vanno a mille, trasformano fotogrammi banali in versi illuminati, ma occorre benzina. -Accidenti! E un diluvio!- Luomo del chiosco non si accorge di me nel fragore dellacqua. E girato di spalle, sta friggendo qualcosa di marcio, maleodorante. Non sente che puzza? Ci sarà qualche salsiccia andata a male. Tornerei sui miei passi se non sentissi il torrente entrarmi nelle scarpe. Pare che qualcosa sulla griglia abbia preso fuoco.
Luomo non ci bada, continua a trafficare come in trance, illuminato da un neon freddo. -Ehi, faccia attenz...- E scattato come uno squalo e mi ha affondato i denti aguzzi nella spalla! Puzza di nero, di fogna, di acqua malata! Il sangue inonda i brandelli del giubbotto. La mia mente fa tilt. Il corto circuito è stato immediato. Solo il corpo reagisce. Quando allenta la presa per mordere più su, strappo indietro quello che rimane del braccio e corro, ma scivolo subito sulla strada inondata. Lasfalto mi graffia il viso. Da terra sento i suoi passi. Il sangue screzia di rosso la pozza dove morirò. Mille rivoli di corrente si dilatano in sinuose spirali. Riflessi di specchio, guizzi di pesci dirottano il sole dei lampioni incantando sguardi bambini, caduti in ricami di rete. Sì, è perfetta. Di sicuro vincerò.