Eccolo,
riesci a vederlo? La sagoma giovane che si aggira quieta tra le altre figure, credendo di
essere una di loro. Passeggia nellaffollata via del corso, schivando chi gli viene
incontro deciso a colpirlo con una spallata, lo sguardo nel vuoto. Si fa strada agilmente.
Giunge di fronte a una vetrina, ammira i vividi colori dei nuovi articoli. Decide di
entrare. Si aggira tra gli espositori, tenta di fermare una commessa. Sono tutte troppo
indaffarate. Quindi rinuncia, esce e continua il suo percorso, come se nulla fosse, come
se tutto rientrasse nella normalità. Ritenterà. Non lo ha ancora capito. O semplicemente
non si è ancora rassegnato allidea. Non è più uno di noi, ma la morte che lo ha
falciato via dal suo corpo è giunta prematura per pretendere che lui capisse.
Estratto dalle lamiere, raggiunse lospedale agonizzante. Poi il profondo navigare
nel buio coma, alla fine del quale ci fu il risveglio. Sicuro di uscire coi suoi piedi
dallospedale, ne uscì solo il suo spirito.
Il corpo era disteso, glaciale, nella
camera ardente.
Da allora vive tra noi, assieme a noi, pur appartenendo ad un'altra dimensione. Dialoga
con sua madre, che crede ancora scossa dallincidente. Lei, in lacrime, si rivolge
soltanto al suo ricordo. Di notte riposa nella sua stanza assieme a tutti i suoi oggetti
che nessuno avrà mai il coraggio di toccare.
Ho conosciuto la sua storia dopo averlo visto per la prima volta grazie a questo
apparecchio. Non posso comunicare con lui. Lho mostrato a te perché non ho il
coraggio di parlarne con nessun altro.
Ma tu, Alessia, dovevi saperlo. Perché esiste la possibilità che una sera, quando sarai
sola in quel caffè, lui si avvicinerà. Crederà di fare la tua conoscenza. Vi alzerete
assieme e lui ti seguirà. Quella notte ti dormirà accanto.