La cascata in mezzo al bosco (ovvero storia di sesso e cadaveri)

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2006 - edizione 5

Era pronto!
Il vecchio fucile del nonno stretto tra le mani, la pallottola in canna. Seduto sulla sedia in noce, gli occhi fissi sul corpo seminudo della sua fidanzata, su quel corpo che tanto lo aveva fatto sognare, quel corpo che ora non era altro che un cadavere senza più desideri. Non appena quel cadavere si fosse rialzato gli avrebbe piantato una pallottola proprio in mezzo alla fronte.
E pensare che avrebbe dovuto essere la vacanza della loro vita. Per la prima volta insieme nella baita che era stata di suo nonno. Una settimana soli in una casa sperduta in mezzo ai boschi. All’inizio tutto era andato secondo i loro sogni. Passeggiate nei boschi, la gita alla cascata. In tre giorni il loro amore era esploso in tutta la sua forza, ed anche in tutta la sua passionalità; se solo chiudeva gli occhi riusciva a vedere il corpo di lei, nudo, che usciva dalla cascata nel bosco e...
Ma non doveva chiudere gli occhi! Nemmeno per un istante!
Poi tutto era precipitato. Quelle notizie confuse dalla radio locale. Un’epidemia, cadaveri che si risvegliavano, cose da film horror! Nemmeno il tempo di chiedersi se si trattava di qualche nuovo reality radiofonico e si erano trovati assediati in casa da una folla di morti viventi intenzionati ad entrare a tutti i costi.
Erano rimasti assediati per tre giorni, isolati dal mondo. Poi il tentativo disperato di raggiungere la macchina e lei che veniva assalita, sommersa, uccisa! Era riuscito a trascinarla in casa ma non c’era più nulla da fare, solo ucciderla nuovamente quando si fosse svegliata. Ecco...
La ragazza aprì gli occhi e si sollevò a sedere. Lui osservò quello sguardo spento, poi quel corpo martoriato ma ancora splendido. Posò il fucile e si lasciò cadere tra le braccia del suo amore.

Gabriele Farina