Nella mia scala delle priorità

Baciare viene al primo posto, nella mia scala delle priorità. È la cosa che più mi piace fare ad una donna. Ci metto una passione estrema, per arrivare al primo bacio. Per me non è il mezzo, ma il fine. È la ragione ultima del mio desiderio. E non ditemi che non riuscite a capire perché. Il bacio è ciò che giustifica le rose rosse e le lusinghe, le battute e le lacrime sopportate, è da lì che tutto comincia. Tutto il mio desiderio e le tensioni accumulate sono rivolti a quell’unico obiettivo: sentire le labbra che si schiudono e circondare con la mia lingua l’altra lingua. È più forte di me, baciare mi piace sopra ogni cosa, non ci posso fare niente. Dopo il primo bacio so già che tutto può accadere. Rivedersi, sfiorarsi, toccarsi e far sesso sono solo una catena logica di conseguenze controllabili. Sapere che accadranno mi spinge a non desiderare più che accadano. Lo faccio sempre. Dopo aver baciato per la prima volta una donna e averne sentito il sapore, svanisco, sfuggo come l’acqua nella sabbia.
In questi giorni sto puntando Samantha. L’ho conosciuta appena fuori casa, mentre buttavo le immondizie. L’avevo vista spesso fare jogging, sudando in una tuta grigio chiaro e nelle cuffiette. Tra un “ciao” e un doppio ciao sono riuscito ad avere il suo numero. Poi di messaggino in messaggino... beh, avete capito: domani ci esco. E penso che la bacerò. La settimana prossima sarà il turno di Anna, la biondina della tabaccheria, anche se a dire il vero chi mi piace di più, in questo periodo, è un’altra. Si chiama Jessica. Ha i capelli rosso scuro e gli occhioni verdi. Con il fisico meraviglioso che si ritrova e il suo sguardo selvatico riesce a togliermi il fiato anche da lontano. Quando ti guarda sembra sempre sia sul punto di azzannarti alla gola o cavarti gli occhi con le unghie. È davvero strana. Lavora con me, giù in reparto, ma con i turni di questo semestre riesco a malapena ad incrociarla. Ha il mio numero ed io ho il suo, ma è così fredda, quando risponde ai messaggi, che non riesco mai a capire dove posso arrivare. Lei è senza dubbio il mio “bacio” più ambito.
Per questo stasera sono eccitato. Lei mi ha spiazzato e colto completamente alla sprovvista.
Ti va una birra stasera?’ detto così, via sms, come un graffio nel burro.
E pensare che fino a quel momento, con Jessica, non mi ero impegnato per nulla, oltre l’ampia cordialità da buon collega di lavoro. Qualche battuta, qualche sorriso, la mimosa dell’otto marzo e le viole della prima primavera. Tutte piccole cose, ma a quanto pare avevano funzionato!
Così, dopo aver sapientemente aspettato una ventina di minuti, ho digitato sul cellulare ‘Ok. Passo da te alle nove e 007’; rispolverando una battuta che si può permettere solo uno come me, che fa Bondi di cognome e Giacomo di nome.
Xfetto!’, mi risponde.
Xfetto...’ penso con un sorriso, basito da quel punto esclamativo.

 

Così eccomi qui. Ho l’aria condizionata a palla perché per la tensione sto sudando da quando sono uscito dalla doccia. Sono emozionatissimo. Ovviamente non penso di riuscire a baciarla proprio stasera, ma chissà... Ho passato l’intero pomeriggio pensando alla strategia di marketing del perfetto amante. Ho imparato a ragionare sulle 3A: Abito, Atmosfera, Argomento. E stasera sono proprio soddisfatto. La mia configurazione jeans-giubbotto-maglietta-gel mi soddisfa; la musica che ho caricato in auto anche, così come il locale dove andare e la strada per arrivarci. Sono perfetti anche gli argomenti di cui, in modo casuale e quasi distratto, parlerò durante la serata... ah, se non ci fosse internet!
Sono qui fuori’ scrivo sul cellulare. Non ho nemmeno il tempo di arrivare all’ingresso che me la trovo davanti, vestita con una tuta che nemmeno la zia Amelia la domenica mattina oserebbe indossare e forse proprio per questo, ancora più sensuale.
“Senti... fa lo stesso se la birra ce la beviamo a casa guardando un dvd?” mi dice cogliendomi completamente di sorpresa.
“Certo!” le rispondo con forse un po’ troppa enfasi, ma mi riprendo subito.
“Cioè...” in mezzo secondo costruisco una faccia che è la sintesi perfetta tra innocenza e malizia “...non serve che usciamo stasera, se non stai bene. Possiamo fare un’altra volta.”
“Ma no tranquillo! Ho solo un attacco di pigrizia e non mi sento di uscire. Tutto qua. Dai entra e scusa la confusione, non sono molto ordinata”
“Figurati!” le rispondo “Se venivi tu da me avrei dovuto ingaggiare un’impresa di traslochi solo per aprirti la porta!” Lei ride, mentre entro a casa sua e comincia il mio sogno.
Tempo venti minuti e siamo divanati. Altri dieci minuti ed è a portata di carezza. Poi mi guarda con quei suoi occhi da folle e accade proprio quello che desideravo. Lei piega la testa e avvicina le labbra. Conosco quell’avvicinarsi. Il gesto uguale di mille donne diverse. Sento un rimescolio nelle viscere. Ho i brividi. Mi assale una frenesia che fatico a controllare. Fino al giorno prima non osavo nemmeno immaginare un momento come questo. Non so più cosa sto dicendo e smetto di parlare. Mi avvicino e mi preparo a godere pienamente del primo istante in cui le labbra si sfiorano. Questo, di ogni volta, è il momento più bello. E come ogni volta sono così emozionato che devo trattenere due lacrimoni di gioia, dietro alle palpebre chiuse. Poi la bacio. La bacio come so fare solo io. Come ho imparato da decine di labbra e di lingue. Raddrizzo la schiena, le cingo i fianchi tra le ginocchia e cerco il suo palato, mentre sento che lei cerca il mio. Mi vuole e le sue unghie mi segnano la schiena sotto la maglietta. Non esito più e mi lascio andare completamente... Ogni volta è così. Spingo la mia lingua più a fondo possibile, mescolando le salive. Immagino la mia lingua che spinge via l’epiglottide, come un’anguilla davanti alla sua tana. Percorre la faringe e l’esofago, tuffandosi nello stomaco. La sento spalancare gli occhi e la gola, per il piacere. Ormai sono come una massa d’acqua che ha appena scavalcato un dirupo; una cascata che si allunga con forza sempre maggiore verso uno scroscio fortissimo. È questa l’immagine che assorbe completamente il mio pensiero, mentre spingo e lascio turbinare la mia lingua. Quello che provo è una sensazione magnifica e indescrivibile. Riesco a malapena a percepire il suo corpo scosso dai fremiti, che sussulta mentre la stringo. Nello stato di frenetico abbandono in cui mi trovo immagino come il piacere che sto provando sia della stessa intensità di quello che sto offrendo. Poi di scatto mi stacco, come una frustata. Mi capita sempre. Non so cosa sia. Ho la sensazione che la punta della lingua bruci e mi ritraggo bruscamente. Non so cosa mi causa tutto quel bruciore. A volte penso sia un problema delle mie papille gustative, a volte penso nasconda un problema psicologico. Fortunatamente, come ogni volta, ho baciato così bene, che lei nemmeno se ne accorge. La guardo con una punta di tenerezza e orgoglio. Immobile. La faccia color porpora e la bocca spalancata, quasi fosse ancora in cerca dei miei baci. Ma ormai il mio stato d’animo è cambiato. So che da questo punto in poi lei potrebbe essere mia, ma me ne vado così, come un fulmine che svanisce dopo aver spezzato un albero. So già che domani non la chiamerò per chiederle di vederci ancora. Non le manderò nemmeno uno straccio di messaggio per dirle che mi è piaciuto. E so che nemmeno lei, si farà viva. Sono un tipo strano, lo so, ma ci sono abituato. Prendo le chiavi dell’auto dal tavolo e mi avvio verso la porta. Non la saluto nemmeno, tanto so già che non mi risponderebbe. Un moscone enorme sta camminando sul soffitto, proprio vicino alla porta. Lo guardo, apro la bocca, e dopo uno schiocco fulmineo della lingua, lo sto già masticando. Mangiare, viene al secondo posto, nella mia scala delle priorità.

Raffaele Serafini