In piena notte, mi sveglio urlando. Ho fatto un incubo terribile. Non ricordo cosa ho sognato, ma ho addosso il terrore, come melma. Accanto, il tuo respiro mi rassicura. Allungo un braccio; sentire il tuo tepore mi calmerà . Al buio, ti cerco e non riesco a trovarti. Eppure, distinto, sento ancora il tuo respiro. Accendo la lampada sul comodino. Mi giro e... non ci sei! Vorrei chiamarti, ma il tuo nome mi muore in gola. Solo adesso maccorgo che le pareti sono imbrattate di macchie rosso sangue e, sparsi per la stanza, ci sono cumuli dossa bianche, spolpate, come segnali.