Io credo di sapere dove siamo... bisbigliò. Gli altri
girarono verso di lei le orbite spalancate e scavate dalla paura.
Ci sono già stata...
Gli altri ebbero un fremito, allungarono verso lei le dita ossute.
Dove siamo... Dove siamo... Aiuto... lamentavano a fil di voce, le bocche
digrignate si aprivano lasciando un varco doscurità.
Loro mangiano il buio... continuò a bisbigliare.
Gli altri si strinsero, cercavano riparo uno nellaltro in un movimento grottesco e
pallido.
Eccoli...
I passi come tuoni sempre più vicini. Quelle facce che dumano avevano ormai poco
stridevano, si contorcevano.
Aiutaci... Aiutaci... le tiravano i vestiti, la trascinavano nel buio denso,
sprofondava piano nella melma nera...
Si spalancò la porta e un fiotto di luce investì per un attimo i disperati. In un tonfo
il buio riprese vita. I passi, i loro passi adesso erano vicini. Poteva quasi toccarli,
quel rumore ormai era lì, vivo, con lei... lo sentiva respirare. Nel buio tutto prende
vita.
Io... Io... sibilavano in un gorgoglio gli altri, tirandosi i lunghi e
filamentosi capelli sui crani spogli...
Sì. Ora ricordo. Qui ci sono proprio stata... è tutto come laltra
volta.
Non lo vedeva ma sapeva che cera, sentiva che cera anche se nel buio
cera solo silenzio.
Un bagliore nero.
Forse sono loro.
Passi dietro.
Nessuno.
Spiffero freddo.
Si muovevano intorno a lei, ne era sicura. Proprio come laltra volta...
A me... A me... gli altri lavvolgevano con le loro pallide membra,
ognuno voleva da lei qualcosa, e nulla per loro sarebbe bastato, perché nulla volevano,
erano in pena come anime né affamate né sazie. Lei li guardava impotente, incrociò i
loro sguardi... lavrebbero uccisa soffocata, sepolta lentamente nella melma nera e
nulla poteva fare. Né muoversi nè urlare né chiedere aiuto. La melma le era quasi al
collo, gli altri nel lamento spento e eterno reclamavano ancora con le mani senza forza
sul suo volto ormai quasi coperto di melma.
Ancora quella risata, come laltra volta.
E il buio la inghiottì.