Attraverso
il campo si muoveva una figura, veloci i passi, sotto al cappuccio un sorriso sincero. Il
campo la accolse con calore fraterno; tante ne avevano passate insieme, molti i segreti
svelati ed i pianti consumati fra i morbidi ciuffi, che solleticavano i piedi nudi
d'estate e zitti si facevano coprire di neve d'inverno.
La bambina stringeva forte un libro dai ricami d'argento, vecchio e logoro. Aveva appena
ucciso un uomo. Si sedette vicino all'albero solitario, il quale la fece accomodare fra le
sue radici.
"Sei felice principessa?"
"Ho ucciso il demone che voleva portar via i folletti".
Lui le aveva detto che il libro raccontava favole, anzi no, aveva usato il termine
fandonie; fate, folletti, elfi, gnomi erano frutto della fantasia malata di qualche uomo
annoiato. La bambina aveva preso un coltello e l'aveva colpito 3 volte alla schiena, per
poi fuggire veloce verso il campo.
"Adesso lui non potrà più allontanarmi da loro"
Strinse forte il libro e lo accarezzò con affetto materno.
"Io li proteggerò sempre. Loro sono i miei veri amici, non li abbandonerò
mai!".
Arrivarono il papà, lo zio ed un amico del papà. Presero la bambina e la punirono senza
indugiare.
"Tuo cugino è ricoverato all'ospedale! Cosa ti è saltato in mente, piccola
peste?"
Così dicendo il papà prese con violenza il libro dalle mani della figlia e lo gettò a
terra, le strinse un polso e la portò via con sé. La bambina volse lo sguardo
all'albero.
"I tuoi amici ti aspettano, torna presto principessa"
La bambina sorrise.