Era
unestate torrida, ma mai quanto quella precedente; eppure, da quando alloggiavo
presso la piccola Emily, non avevo mai visto una quantità tale di agguerrite zanzare. Ve
nerano ovunque, piccole ed impudenti, sempre pronte a ronzarti addosso anche quando,
inutilmente, nella rabbia di una morsa, si scagliava, fulmineo, il palmo richiudendosi.
Cera una vasca con dei pesciolini rossi nel suo fiabesco giardino, contornato, qua e
là, di gnomi e folletti adombrati tra la vegetazione. Da qualche mese Romeo e Giulietta,
i due pesciolini, avevano prole al seguito, ovvero il piccolo Ughetto. Le condizioni
ambientali dovevano, quantomeno per loro, essere più che mai favorevoli. In quanto a
cibo, non ne mancava di certo. Larve di fresche e genuine zanzare abbondavano nello
sfavillante equilibrio di un ecosistema rigenerato con le sole forze di madre natura.
Emily, proprio quel giorno, mi annunciava, con innocente gioia, che degli stranissimi ed
altrettanto sorprendenti funghi erano cresciuti nella padella abbandonata ai bordi del
lavello. Lo schermo del computer che utilizzavo era sommerso di carte, sovrapposte a
libri, CD, chincaglieria e quantaltro in possibili, inusuali sorprese. Il cattivo
odore che si celava oltre il gruppo di memoria fin avantieri, altro non era che del salame
casualmente occultato.
Il momento più critico era, comunque, il tramonto. Una sete di sangue cresceva, smisurata
ed improvvisa, in quei minuscoli ed avidi insetti. Le livide piaghe dei raschiamenti
susseguiti ai salassi seguitavano, puntualmente, ad essere martoriate. Lo schermo era lì,
pronto a risplendere di luce propria col favore delle tenebre. Lume nella notte contornato
da una miriade dinsetti. Ne avevo sempre osservati, fin da bambino, sotto i
lampioni, indaffarati a girovagarvi intorno; talvolta prede di fuggevoli pipistrelli. Da
Emily ne avevo un intero e variegato sciame a pochi centimetri, probabilmente e mia
insaputa, del tutto presi dalla trama di quanto, versando tributi di sangue, digitavo
sulla tastiera. Sarà per il fatto che le notti insonni risultino, spesso, troppo lunghe
o, più semplicemente, per qualche lacuna dispirazione, tra lo scorrere del ritmo
della tastiera, nellansia di una presunta solitudine o non so cosa ma, soffermandomi
sullo schermo, notavo, da qualche tempo, una strana mosca.
Pareva timida; si dava da fare
meno delle altre, voglio dire che non si agitava tanto nello svolazzare quanto, metodica
ed attenta, esplorava la barra strumenti di Word riposta in alto. Sembrava
avere uno straordinario rispetto e considerazione per linsolito ambiente che aveva
intorno. Non si spingeva mai, avventatamente, nelle aree più centrali del video. Restava,
perlopiù, nel suo bordo in alto e, di tanto in tanto, faceva qualche capatina sul testo
per poi, con un saltello, ripiegare verso i suoi margini. Si lasciò andare del tutto,
percorrendo lintero schermo con inaudita audacia e disinvoltura, solo quando, tra un
aggiornamento e laltro del mio sito, comparve la mia home page. Era rimasta
fatalmente attratta da un semplice script, che animava unaltra mosca a video. Come
si apriva il file in questione perdeva ogni remora e si lasciava andare traversando,
incrociando ed infine attorniando il piccolo GIF in digitale. Emily era
inverosimilmente entusiasta di questa buffa storia e non perdeva più occasione per
sedersi al mio fianco invitandomi, ripetutamente, ad aprire la pagina. Ne nacque una
specie di fiaba in reality show. Insomma, lirrefrenabile fantasia di
Emily, ed io stesso complice, vide principi, principesse ed eterni, sospirati amori
prendere forma. Poi, la mamma di Emily, fece ritorno in casa. Sbuffò, nauseata, per tutto
quellinferno di depresso disordine. Chiuse ermeticamente porte e finestre. Spruzzò
quanto più insetticida possibile nellambiente e, soddisfatta, commentò tra sé:
- Domani potrò finalmente tornare a pulire...-