L'affitto

La stanza era completamente buia, solo lo schermo del piccolo ed antiquato televisore rischiarava un pò l'ambiente. La finestra chiuse, le tapparelle abbassate, e la pioggia che picchiettava allegra contro le pareti esterne. Nella piccola camera, cinque persone sedute su grossi cuscini guardavano con la massima attenzione la partita. Italia - Brasile. Il volume era bassissimo, per non sentire gli stupidi commenti del cronista. All'improvviso un tuono, i ragazzi sobbalzarono, volgendo gli occhi alla finestra. Quando si furono tranquillizzati videro che la televisione era morta.
- Darei un braccio perchè si riaccenda! -
- E sia... -
Una voce estranea e vicinissima aveva sussurrato alle loro spalle.
La stanza era completamente immersa nel buio.
Un urlo.
L'odore del sangue che si diffondeva piano, impregnando i tappeti e le pareti, con il suo aroma ferroso e acre.
Poi tutto taque.
La luce si accese improvvisamente, la televisione ricominciò a trasmettere la partita.
Ma nessuno la seguiva.
Quattro paia di occhi guardavano il quinto ragazzo, quello che aveva parlato, steso a terra, con un braccio strappato di netto.
L'osso bianco, tondeggiante e lucido sporgeva dalla spalla.
La carne era sfilata, e pendeva da entrambi i monconi.
Il sangue era stranamente denso e scuro, raggrumato in una grossa pozza, e continuava a gocciolare.
Plink-plink.
Due gocce, una pausa, due gocce, una pausa.
Il quattro ragazzi si alzarono e iniziarono a correre, ma sembrava che la porta d'ingresso dell'appartamento fosse stata inghiottita dalle pareti.

Pareti con grosse striature di rosso.
Nemmeno una finestra dalla quale lanciarsi, nulla.
Quella casa aveva perso tutte le vie di fuga.
- Cris è morto! -
L'unica ragazza del gruppo sembrò rendersi conto solo allora di quello che era successo.
Piangeva e strillava, e alla voce sembrò di sentire il verso dei maiali sgozzati.
Gli sarebbe piaciuto sentire se avrebbe strillato così anche mentre sgozzava lei, ma finchè non veniva richiesto, non poteva fare nulla.
Forse il mese successivo l'avrebbe pagato lei l'affitto.
Forse.
Se la casa non l'avesse uccisa prima.

Samanta Lenzi

Samanta Lenzi, nasce in una piccola cittadina immersa nella pianura padana nei primi anni ’80. Si appassiona subito all’horror, e si diletta, nel tempo libero, nella scrittura di brevi racconti dell’orrore.