La decadenza dell'animo

Oh infinita giustizia di Domeneddio, ho meritato allora la morte? Nella mia umana ignoranza, ignoro lo scopo della mia vita e della morte, e ignoro il grande disegno del Signore, ma ora perderò la vita, insieme a tutti i miei umani fratelli senza criterio e senza testa, in quanto noi, uomini di poca fede, abbiamo provocato l'ira di Dio. Tutto il genere umano verrà cancellato, perchè i figli di Dio hanno dimenticato il loro padre, e gozzovigliano nell'ozio e nel peccato. Il mio turno è arrivato, e anch'io attendo, con paura, che tra le ombre della notte arrivi quella che mi porterà via.
E' la morte più orribile, solo e abbandonato da parenti e amici, che io sento ridere e scherzare attraverso i muri. Pazzi! L'ora fatale scoccherà molto presto anche per loro, anche se non vorrei. Solo, al buio, nel mio letto, nella mia stanza, inorridisco nell'usare i miei sensi e inorridisco nel riconoscermi. Nella mia stanza non entra più nessuno, nessuno da almeno un giorno, ma a me sembra esser passata un'eternità. E io so, io lo so, lascerò questo mondo senza mai più vedere un volto umano. Il prete è già venuto al mio capezzale, anche il notaio è già venuto e io sono solo.

Ho già visto e vissuto questa situazione tante volte, troppe volte per potermi ancora illudere. L'affetto e il conforto sono negati a chi è nella mia situazione. Io stesso ho esercitato questa crudeltà sui miei cari, sui miei amici, ma ora sono io, lo sfortunato. E' sopratutto il mio destino che mi preoccupa. La mia anima è affidata al supremo giudizio di Dio, e io confido nella sua infinita benevolenza, ma già i miei occhi vedono i demoni beffardi che auspicano soltanto la mia perdizione. E del mio corpo, che ne sarà? Quando è cominciato, gli uomini venivano sepolti normalmente, ma ben presto si cominciò a seppellire più uomini in una sola bara, mentre le tombe erano fuori città. Ora le persone sono gettate senza riguardo, come fossero cani o muli, in grandi fosse comuni. Quest'orrendo destino io aborro e respingo come nessun altro, e preferirei piuttosto che il mio corpo marcisse qua, in casa mia.
Fino a pochi giorni fa potevo sentire il puzzo della putrefazione dappertutto, su tutte le vie e in tutte le piazze, ma ora l'unico puzzo che sento è quello delle mie stesse membra, martoriate dal morbo. L'unica finestra è chiusa, in osservanza all'ordinanza municipale che isola i malati, e io posso sentire solo molto attutiti i rumori della strada, di fuori, dove la vita sembra ancora scorrere tranquilla e dove il sole si alterna ancora con la luna.
Ma si fermerà davvero la vita? Ora non ne sono così sicuro. Forse che alla fine, ancora una volta, Dio perdonerà l'uomo dalle sue follie assurde e ingiustificate e lascerà che i giorni continuino a seguire le notti? A questo punto, forse dico una cattiveria, forse ho l'animo esacerbato dalla malattia, ma io spero proprio che questa sporca razza che insozza il mondo finisca qua il proprio cammino, per farne rinascere una nuova, più giusta e timorata di Dio. O forse a ispirare i miei pensieri è la cieca vendetta, l'amara voglia di rivincita sul mondo. Sì, la malattia deve portarvi via tutti, dovrebbe proprio, ma so già che non accadrà. Già vedo le persone che, ancora impaurite, escono dalle loro tane e si accorgono che il peggio è passato, che possono tornare a vivere. Eppure non alzeranno alcuna lode al Signore per questo, ma riprenderanno a vivere come prima, pazzi, ciechi, sordi e insensibili a ogni messaggio del cielo, e gozzoviglieranno, mangeranno, dormiranno, faranno all'amore, si scanneranno finchè con un ultimo, rauco respiro saluteranno la loro vita inutile e senza senso.
Aaah!! La peste mi brucia la gola, mi attanaglia le viscere, le viscere, nè punto mi dà la forza di perdonarvi. Io vi maledico, invece, maledetti sempre sarete, perchè pensate a voi mentre un compagno muore, pensate a voi mentre Firenze muore. E' la fine! Non una parola di benedizione o di redenzione verrà da me! Sorte infame, cielo infame, vedi, muoio, io muoio!

Andrea Piras