Contenuti speciali

Quella sera ero scazzatissimo, avevo le palle girate e di uscire non se ne parlava.
Mi sedetti sul divano, accesi il mio home-cinema e pigiai il tasto play.
Una musica al quanto macabra sottolineava i titoli di testa del film.

 

Una volta finito, selezionai la voce “menù” dal disco del dvd e scelsi di vedere i “contenuti speciali”.
Quel prodotto proveniva direttamente dall’America, l’avevo acquistato su E-bay pochi giorni prima.
Il lettore analizzò i dati, e il monitor della mia tv evidenziò le varie sottovoci dei “contenuti speciali”, tra cui: trailer originale, scene tagliate, make up, effetti speciali ed un’ultima voce dal titolo “nourish”.
Incuriosito da quel singolare capitolo, lo selezionai.
Lo schermo si fece buio e si sentì solo una voce narrante in lingua originale, priva di sottotitoli. Benché conoscessi la lingua inglese, il narratore parlava troppo rapidamente perché potessi comprendere tutto quanto.
Rabbrividì all’ultima frase che riuscii a tradurre: “therefore we nourish them”... che nella nostra lingua significa: “così li nutriamo”. Poco dopo riapparvero le immagini.
Si vedevano dei recinti entro i quali erano presenti degli zombi, gli stessi visti nel film. Indossavano abiti strappati, il colore della loro pelle era grigio-violaceo e con vistose ferite grondanti sangue. Gli stessi, emettevano dei lamenti disumani, solo a sentirli provocavano un effetto disturbante.
Esternamente al recinto, c’erano dei militari muniti di mitragliatori che aprivano il cancello dello stesso, e vi trascinavano internamente altre persone VIVE che urlavano come forsennati, pur di non cedere.
Una volta rinchiusi in quella specie di gabbia, gli zombi gli si facevano incontro e ne facevano scempio sbranandoli. Quegli zombi erano reali! Li stavano nutrendo!
Una scritta apparve in sovrimpressione e diceva “this video is top secret - therefore we nourish them”.
Rimasi senza fiato e senza parole.
Ero terrorizzato.

Poi, l’immagine cambiò inquadratura.
Ora riprendeva un uomo. Era seduto.
Capelli e barba bianca, indossava dei grossi occhiali neri e impugnava un megafono. Si alzò dalla sedia e diede le spalle al cameraman.
Fece il cenno “ok” con la mano destra e disse qualcosa al megafono.
Successivamente prese la giacca che era appoggiata allo schienale della sedia e si allontanò.
L’immagine restò fissa a seguire quel soggetto che si allontanava, mi accorsi solo dopo pochi secondo che, sullo schienale della sedia c’erano incise alcune parole.
Il mio cuore sembrò fermarsi quando mi resi conto di quello che avevo letto.
C’era scritto “Dawn of the real dead - George A. Romero”.

Emanuele Mattana