"La giustizia è come una peripezia di occasioni mancate"
Non credo che ci sia peggior cosa di vedere la propria anima andare via. Organismi viventi che allontanano il profumo dell'ultimo fiore hanno strappato il gambo del mio estremo respiro. Non ho mai detto di non aver avuto delle allucinazioni, anche perché ultimamente ne soffro come non mai. Un'unità di intenti che spira la molteplicità delle mie sensazioni amplificate dal veleno della droga che come lo sputo di un barbone, carico di sangue misto a saliva, incede nelle mie vene aumentando il senso di inquietudine che logora i miei nervi. Troppi pensieri, ancora e ancora, passano nel tunnel dei miei tormenti, nelle loro movenze scrollano il loro carico di malinconia e rendono viva la mia solitudine. Cosa sono diventato. Sembro un verme che striscia inseguito dal serpente, rinchiuso nelle pareti ingiallite della mia stanza da letto che guarda le ombre diffidenti che si formano sul soffitto, man mano che la luce reale viene sostituita da quella fittizia della mia lampada. Ombre che parlano, che ridono che giocherellano con il mio spirito mi guardano sospese in alto, a volte si avvicinano e mi sfiorano con le loro mani lisce e fredde come dei cubetti di ghiaccio. Ombre con dei volti sbiaditi dalla bruttura della morte, volti senza sguardi, sguardi che non sono mai esistiti che aspettano delle risposte... vogliono delle risposte. Strisciano incessantemente nell'oscurità, e si nascondono dietro la "mobilia" che popola la mia stanza, un tempo felice, gioia e naturalezza, oggi agglomerato di presenze che spezzano l'aria, che si distruggono e si ricompongono, mai dome della loro avvilente situazione... coprono i miei sensi con le loro stridule grida, minacciano me e la mia famiglia... già la mia famiglia... ricordo puro e disincantato. Mia figlia e mia moglie che care persone, felici della vita e speranzose nel futuro. Moglie perfetta e figlia encomiabile. Piangevano nel vedervi alzato la notte a vegliare per la loro salvezza. Ma io sapevo, gli immondi potevano uscire da qualsiasi puzzolente buco di questa casa, vivono nella paura, nel buio, si nutrono della sporcizia dell'anima. Mia moglie mi implorava di fermarmi di non continuare nella mia caccia, di farmi curare. Curarmi?! Da cosa? Io non sono pazzo, io ho visto queste ombre, questi occhi hanno assaggiato il loro nettare amaro, ho gustato la loro ambrosia di morte, essi sono tra di noi, vanno scacciati. Un abbraccio con la morte sarebbe meglio che incontrarli. Io ho lottato con questi maledetti aborti di Satana. Stavano preparando l'attacco finale. Come un caotico flashback ricordo tutto.
Flashback
Rientro a casa, apro la porta ed entro con il respiro malato che giace
nel fondo del mio stomaco, paura di incontrare le maschere della notte, paura di non
trovare la mia famiglia. Salendo le scale mi soffermo per un attimo ad ascoltare gli
strani rumori che provengono dal piano soprastante. Urla di sentimenti mancati, unica
risultante di una riduzione della vita provenivano dalla mia camera da letto. Incurante
del pericolo mi precipitai nella stanza, gettando per terra qualsiasi cosa mi si parasse
davanti. Man mano che mi avvicinavo alla meta, alle precedenti urla si raggruppavano altre
voci che come armoniose agonie volteggiavano nella mia testa. Cadevo e mi rialzavo tanto
era la voglia di arrivare. Spalancai la porta e con il cuore carico di dolore guardai
all'interno...
... Freddo, fa molto freddo.
Ricordare di essere vivi è meritevole di lode.
Sono nudo sul letto della mia stanza. Dovrei coprirmi ma non né ho voglia. Stanco come il
pescatore, stanco come il soldato dopo una lunga battaglia. E' molto strano, ma per la
prima volta guardo il soffitto con attenzione, bianco con delle striature gialle, con
piccole crepe nel mezzo. Mi viene da ridere, è da tanto che non ridevo, sensazione di
piacere. Come un peso allontanato dalla mia mano, ritorno a sorridere sarà un saluto alle
mie paure. L'attività umana riprende il suo corso, lento come una lumaca dolce come un
miele rancido. Perché mai avrei dovuto sperare che le mie paure fossero tornate. Non
potevano le avevo sconfitte. Ma perché non riesco ad essere sereno? Questo senso
d'agitazione rende il mio sapore in bocca pesante, tangibile nuvolosità del mio animo.
Ripulire la mente è opera dei grandi, ma io non sono pazzo, non voglio diventarlo. Ho
ucciso le mie ombre, le ho definitivamente allontanate dalla mia coscienza, non possono
sopravvivere. Allora perché questo languore acido in bocca, perché questo malessere che
vibra dentro le caverne della mia percezione, uno stato di debolezza dovuto alla mia
immobilità, torpore dei legamenti e delle giunture. Mia moglie e mia figlia sedute sulla
sedia davanti al letto contemplano la loro bellezza. Come sono belle, rilassate e
dormienti. Anch'io vorrei dormire ma non riesco a tenere gli occhi chiusi. Deve vegliare
sulla mia famiglia.
La lampada a lume dai contorni grotteschi sta per finire la sua fiamma
ed io dovrò alzarmi. Come un temporale che sopraggiunge d'improvviso sento dei passi
provenire dalle scale. La casa isolata non può attendere persone, nessuno può entrare in
casa. Passi lenti come l'incedere del tempo, lenti come la paura che scorre nelle mie
arterie. La porta si apre, con placida lentezza, pigramente nella stanza, ricca di
concordie familiari, entra un'ombra strisciando con il suo muso. Polvere del nulla con il
suo cappuccio nero. Solleva la testa e barcollando con il suo esile corpo si stanzia
davanti al letto. Maledetta bestia come puoi essere così spietata. Senza alcuna parola,
questo vomito dello sgomento, resta ferma a guardarmi. Piega la testa e sembra bisbigliare
qualcosa di incomprensibile. Come vorrei afferrarla e distruggerla ma non posso legato
come sono nella mia infermità. "Si potrebbe usare una cesoia per i tuoi pensieri. Ma
pensi che questo porterebbe giovamento?". L'ombra iniziò a parlare. "La
giustizia ha molto più da imparare dalla morte che dalla vita, piacevole essere del
sentirsi libero. Pensi che la morte non cerchi anch'essa le proprie risposte? Pensi che la
morte non aspetti il giorno in cui sarà chiamata nel banco degli imputati a testimoniare
contro Dio? Tu hai voluto allontanare le tue angosce nel modo più semplice ed è per
questo che io ti apprezzo, stimo la tua miseria e concordo con la tua scelta. Io vivo
della viltà degli uomini e tu sei la specie a me più gradita. Ecco perché vivrai".
Non capivo cosa volesse dirmi, indicandomi le pene della sua condizione e riflettendolo su
di me, ero più forte dell'ombra che reclamava il suo tributo. Recuperando tutte le mie
forze provai ad alzarmi, o almeno credevo, non ci riuscivo sembrava che fossi incatenato
alle perturbazioni della mia immobilità, le forze erano ormai passate e ricaddi stremato
sul letto. L'ombra, con il suo volto marmoreo, osservava la mia buffa azione, quasi in
pena per la mia inutilità, appesa alla speranza di deglutire l'incubo in cui stavo
vivendo. Appena ricaddi con la testa sul cuscino prese, e non ricordavo di averla, una
siringa che ancora trasudava sangue e si diresse verso la mia famiglia, la mia innocua
famiglia. Non poteva uccidere la mia famiglia sotto i mie occhi. L'ombra presa da un
raptus di cattiveria, incarnando il sacro volere degli abissi si scagliò, come un
predatore affamato, su mia moglie e mia figlia con una rabbia tale da far schizzare il
sangue fin sul soffitto, colpendoli ripetutamente... niente avrebbe arrestato la sua
vendetta. Colpire la mia famiglia sotto i miei occhi era quanto più di spietato si
potesse fare... eccessivo ed incomprensibile... prese le uniche donne della mia vita tra
le mani e per accertarsi della loro morte strinse barbaramente le sue mani intorno al loro
collo. Finito il suo orripilante compito si piegò su se stessa e si stese per terra con
le spalle girate in un verso e la testa girata nell'altro. Mi guardò con i suoi occhi che
a mala pena riuscivo a distinguere e mi disse che tutto era finito, che avrei scontato il
debito nella maniera più atroce, vivendo con questo ricordo... svenni dalla forte
emozione... silenzio...
... Freddo, fa molto freddo.
Aprendo gli occhi mi ritrovai attorniato dalla polizia con medici al seguito ed una strana
sensazione di torpore, la stessa che mi aveva accompagnato nel mio personale incubo. Le
persone intorno a me parlavano, mi facevano domande, scattavano foto, mi tastavano in ogni
parto del corpo... mi guardavano con occhi straniti, quasi increduli... ma io non capivo.
Cazzo, non riuscivo a capire nulla, ero ancora intontito, farfugliavo qualcosa ma
sensibilmente neanche loro capivano nulla. Forse ero svenuto, un brutto sogno che
realmente si era concretizzato nella mia testa, ma che non avrebbe avuto ripercussioni
nella mia vita. Ero felice anche se gli occhi intorno a me si moltiplicavano, ero felice,
mai stato così bene in vita mia, massima serietà della situazione. Pensai subito alla
mia famiglia, alla caccia ai maledetti che violentavano la mia casa, all'incontro con
l'ombra, all'assassinio della mia famiglia.
Frammenti e ricordi che non riuscivo a distinguere forse causati dal mio
"vizio". Un overdose. Appena ripulito avrei di certo ricordato. Voglia di vedere
la mia famiglia di riabbracciarla... questo furono i miei pensieri mentre mi trasportavano
via. Gli occhi si chiusero. Finalmente avrei dormito...
... Freddo, fa molto freddo...
Epilogo
Aroon McLand, condannano a morte per l'assassinio della moglie e della figlia. Schizofrenico con manie di persecuzione. Uccise la sua famiglia in circostanze brutali. Vennero strangolate e soffocate senza pietà. Furono legate ad una sedia e posizionate dinanzi al letto, abbracciate tra di loro, sul quale l'assassino si inietterà l'ultima dose di eroina. Sarà trovato su quel letto in stato confusionale. Ancora oggi non ricorda nulla. Alla giuria che lo interpellò rispose che erano state le ombre. Non volle difesa, non gli venne riconosciuta l'infermità mentale. Condannato a morte tramite iniezione letale. L'esecuzione avvenuta il 17/03/1978 rappresenta ancora oggi l'unico caso in cui il pentothal (un barbiturico molto potente) non fece effetto sul condannato. Tra atroci sofferenze il condannato perse conoscenza ma rimase vivo. Vivo. L'inchiesta per questa mancata esecuzione portò al nome del medico incaricato di preparare l' iniezione letale. Lui non seppe rispondere. Nessuna manipolazione, nessuno scambio di medicinali, niente di niente... l'unica cosa che ricorda è quello di aver visto (o crede di aver visto) un'ombra uscire dalla stanza in cui era custodita la siringa. Questa è l'unica immagine che rimane di questo caso.
Apri bene le pagine del mio libro segreto, sfogliale lentamente pensando
a quanti come me sono stati involontariamente capiti...
... l'ascolto spesso sveglia i miei dolori nei quali chiudo la mia "donna di
ferro"... in un cielo, un cielo fiducioso di ricevere nuove risposte alle mie
domande... credo che un giorno, ucciderò i miei pensieri... nascosti nella mia scatola di
raggi lunari....
Ed io... io, resto solo, come una stupido che aspetta una sentenza... una piccola verità
da digerire, da deglutire come una piccola medicina ricordando sempre che la bugia mancata
è la migliore... di conseguenza guarderò i tuoi occhi per capire se realmente mi
giudicherai come una persona meritevole di essere lodata... va bene... lo so, è un
crimine contro me stesso... nessuno può rammaricarsi delle sue colpe... errare umano
est.... sì, sarà come un fantasioso suicidio in una strada scura...
I giorni piangono... la mia sudicia morte, ma così facendo dono di nuovo vita al sole che
luminoso ritorna a sorridere... credo di essere il peggiore in ciò che faccio meglio...
Non so, credo che la sensazione di essere rimasti inosservati sia peggio di quella di
essere giudicati... un giudizio universale di chi pensa che non ti darà mai una mano, un
rapporto familiare mancato dalle bizze di ciò che tu chiama vita...
Dedicata a chi cerca di amare ma non è amato... a chi vuole cancellare un ricordo sapendo
che il ricordo cancellerà la persona stessa... a chi cerca di riuscire in qualcosa ma non
è aiutato... a chi ha preso troppi schiaffi e non riesce a reagire... a chi persevera
nelle difficoltà... a chi dice "superato questo ostacolo dovrai superarne
altri"... a chi risponde "ma perchè gli ostacoli devo trovarli tutti io sul mio
cammino?"... dedicato a chi pur immobilizzato sogna di tornare a camminare...
dedicato sinceramente a chi sogna... Sito: mielerancido.tbo.it