Io ho un dono.
Un dono strabiliante e maledetto. Riesco a percepire il legame che la morte
ha con le persone. Se la morte viene a trovare qualcuno, intorno a quella
persona vedo una specie di fumo colorato, come un'aura, e di colore diverso
a seconda del progetto che la morte ha in serbo per lei.
Sembra una cosa folle e difficile da credere ma è tutto vero. In parole
povere, quando vedo una persona con l'aura nera sta per morire, se la vedo
rossa sta per uccidere.
Passo gran parte del mio tempo libero in posti affollati, centri
commerciali, piazze. Faccio il possibile per evitare l'evitabile, ma non è
facile come sembra. Mi siedo con un giornale fingendo di leggere e intanto
osservo. Mi capita spesso di vedere anziani con l'aura nera, ma non posso
avere la presunzione di ostacolare il ciclo della vita. Non sono Dio. A
volte vedo giovani malati e li prego di andare da un medico al più presto.
Purtroppo la gente tende a scansare un pazzo che ti dice che stai morendo.
Una volta però ho visto in un supermercato una ragazza attraente con l'aura
nera e pochi metri dietro di lei un uomo sulla quarantina che sceglieva i
biscotti, avvolto da un alone rosso come il sangue. Ho capito subito le sue
intenzioni e li ho seguiti per tutto il giorno. Quella ragazza non lo sa, ma
mi dovrà essere riconoscente per tutta la vita.
Mia moglie Sara non è a conoscenza del mio dono. Non ha la minima idea di
come occupi il mio tempo libero. Lei sa che lavoro in ufficio fino alle
cinque e che a volte rientro dopo cena. Per fortuna non fa troppe domande
anche perché non saprei come giustificarmi. Noi siamo felici così.
Ieri, dopo aver passato due ore al centro commerciale per acquistare solo
del pane, sono tornato a casa. Ero esausto e avevo voglia di sdraiarmi. Ho
trovato mia moglie che beveva un caffè con Paolo, il mio più caro amico,
seduti al tavolo della cucina. Stavano parlando delle vacanze che avevamo
organizzato insieme per il mese successivo.
Ho notato qualcosa nei loro occhi. Qualcosa di cui non mi ero mai accorto
prima.
"Ciao tesoro" mi ha salutato Sara sorridendo, ma la sua espressione è
cambiata immediatamente appena ha visto la mia faccia. "Che hai?" mi ha
chiesto preoccupata.
Il pane mi è scivolato dalle mani ed è finito sul pavimento.
"No... niente." ho deglutito "Scusa, sono solo un po' stanco".
Nell'attimo in cui mi sono chinato per raccogliere il pane, tutto mi è
sembrato così chiaro.
"Sicuro che stai bene? Sei sbiancato. Bevi un caffè che ti riprendi" mi ha
detto Paolo venendomi incontro, sinceramente preoccupato.
"Sì, sto bene. Vorrei solo stendermi un secondo" ho detto e sono salito in
camera. Ma non sono andato a riposarmi.
Tenevo una pistola nel comodino. Per protezione. Di questi tempi non si sa
mai chi ti puoi ritrovare in casa. Con la mano tremante di rabbia avvolta in
una fitta nebbia rossa ho preso la pistola, me la sono infilata nella
cintura dei pantaloni e sono sceso da loro.
Erano entrambi neri come la notte.