Fin da
bambino aveva avuto la voracità nel mangiare. Sua madre prima e sua moglie poi lo
riprendevano in continuazione. "Se continui così finisce che ti ammali di cibo"
amavano sibilargli in alcuni momenti, mentre il più delle volte si limitavano ad
osservare la scena con sguardi apparentemente distaccati e scientifici. Soprattutto sua
moglie non gli dava tregua: "sei l'unico uomo che suda quando mangia!" gli
ripeteva in continuazione. E glielo avrebbe ripetuto fin sul letto di morte se lui non
avesse fatto qualcosa. Andò a finire che diventò anche ex di se stesso.
I buoni propositi non lo assalivano mai; i cattivi pensieri sul suo futuro nemmeno; la
personificazione della sua ciccia gli era sfuggita. La filastrocca che gli aveva insegnato
nel sonno un suo demone lo aiutava a non apparire una barca. Anzi, da un certo momento in
poi, gli era sembrato di non ingrassare più. Bastava ripetere mentalmente: "uno,
due, non ho mangiato come un bue; tre quattro cinque sei più in forma di così non
potrei; sette otto mi piace sia crudo che cotto; nove dieci la mia pancia riposa con i
ceci"!
E poi, un giorno, iniziò semplicemente a dimagrire. Mangiava nove, dieci volte di più
del naturale, eppure quella filastrocca gli si insinuava sempre più piacevolmente nella
testa. Un pollo qui, un piatto di pasta lì, un po' di pane e due mozzarelline. Ma ora il
demone esigeva il suo tributo, la sua decima, l'onorario per aver acconsentito al
desiderio del condannato: avere solo i petali di tutte le rose. Davvero si poteva credere
che le spine sarebbero semplicemente sparite? Davvero si poteva essere così ingenui da
non capire che tutto prima o poi ritorna? Beh, sembrava proprio di sì.
Ma il demone ormai aveva già terminato la sua opera: gli rimaneva da organizzare solo
un'ultima grande sorpresa. La coscienza era una cosa estremamente malleabile e lui,
esperto nella sua arte, l'avrebbe manipolata adeguatamente, fino a raggiungere il suo
scopo. Fino a cancellare qualsiasi traccia di cambiamento. Fino a fare in modo che la
vittima non si accorgesse di essere tale.
Ora il nostro si ritrovò inaspettatamente a pensare ai suoi cari, con un moto di
malinconia incontrollato. Li aveva talmente odiati che adesso non poteva fare a meno di
amarli. Non poteva fare a meno di pensare alle sue vicende. Innanzitutto, come era stato
possibile ritrovarsi in un luogo così poco familiare? Passi per sua moglie, che l'avrebbe
volentieri visto di spalle sul vialetto di casa. Ma sua figlia? Come mai non lo aveva
fermato, come mai non si era chiesta cosa fosse accaduto? Come mai con il morire degli
anni non lo aveva cercato? Ma ora basta, si disse, basta con questo vago senso di dolore
di un tempo che fu.
Dopotutto, il lavoro del demone non era stato perfetto: lui ricordava qualcosa. Ma ciò
non gli era sufficiente per ricostruire gli eventi. Almeno il demone avrebbe evitato la
punizione.
Grazie alla filastrocca continuava a non ingrassare. La sua voracità risultava sempre
più accentuata, sempre più stimolata, incitata a proseguire nella sua opera. Ma poi
tutto questo cibo da dove veniva? Chi lo cucinava? Lui certamente no, infatti la sua
capacità culinaria era stata sempre inversamente proporzionale al suo appetito. E allora?
Quale infinito benefattore aveva avuto tanta pietà di lui e dei suoi peccati?
Si sarebbe chiesto centinaia di volte queste cose; avrebbe pensato alla sua famiglia molto
più spesso di qualsiasi comune mortale; avrebbe continuato a sfamare il suo demone. Ma
quello che non si sarebbe mai chiesto, era come avrebbe reagito sua figlia nel vedere un
morto che mangia.