La gallina del diavolo! La gallina del diavolo... grida la
donna entrando di corsa dalla cucina.
Loste suo marito da dietro il bancone indaffarato a riempire i gotti di vino, cerca
di minimizzare la faccenda:
Macché diavolo, ma stai a vedere che dovremo far venire il prete adesso, solamente
per una gallina...
Ma la moglie, una grassona tutta agitata e sudata, non dà segno di volersi calmare:
É indemoniata ti dico, Alan, non è una gallina come tutte le altre; ha fatto
scappare il nostro cane, non è neppure una gallina quella...
Il marito anche lui grasso e in più calvo seguita a brontolare sottovoce per calmarla:
Ma che razza di discorsi vai a tirar fuori, sono assurdità, sciocchezze... Tu e i
tuoi ragionamenti strampalati...
Losteria è piena di uomini tutti mezzi ubriachi che giocano a carte e discutono tra
di loro, e nessuno, credo, fa attenzione a questo dialogo.
Io sono da poco entrato in questo locale basso e incatramato dal fumo delle lucerne e
delle pipe. Mi faccio largo fra un gruppo di vecchi avventori avvicinandomi al grosso
banco con il ripiano in granito.
La donna sta cuocendo i cotechini. Il camino ha poco tiraggio poiché cè un gran
vapore che si spande dallacqua in ebollizione. Portacandele, sale e un macinino del
caffè stanno sulla mensola.
Che cosa ha di tanto strano, eh, questa gallina? incomincio con tono
rassicurante.
La donna si volta di scatto. É ancora sotto leffetto di uno spavento subìto, lo si
nota bene.
Misericordia signore, cè la gallina del diavolo nel nostro pollaio!
Ma cosha di tanto diverso dalle altre? insisto a chiedere.
Ha gli occhi rossi, come il fuoco. É cattiva. Non è né maschio né femmina, e
aggredisce il nostro cane che ha paura.
Oh questa poi! Non mi sembra possibile dico per stimolarla a parlare.
Le assicuro che è così signore, è proprio così. Cè il demonio le
dico...
E alla mia espressione di curiosità mista a incertezza prosegue: Anzi, venga a
vedere, venga a vedere anche lei giù nel pollaio!
Passiamo in un retrocucina semibuio, umido e stipato di scatoloni e bottiglie.
Da un sottoscala si scende in una vecchia lavanderia. Dalla finestrella non entra quasi
più luce ormai e il freddo si fa sentire pungente in quello stanzone pieno di spifferi
alle fessure. Quasi mi spiace di aver abbandonato il tepore fumoso della taverna per
scendere fino qui. Cammino fra le vasche sulle pietre consumate e insudiciate dalle
sciacquature.
La donna tira i catenacci e spalanca una porticina là in fondo.
Un cortile grigio appare rischiarato dalla luce color cenere di un pomeriggio di gennaio.
Freddo intenso e tagliente intorno a noi.
Guardi là, è quella indica la donna.
Nel cortiletto incassato fra la vegetazione brulla e i vecchi edifici, razzolano alcune
galline spennacchiate che a prima vista sembrano tutte uguali. Mi volto per guardare il
braccio teso della donna e allora di colpo, la vedo.
É diversa dalle altre, sì, senza alcun dubbio.
Le altre galline sono tutte radunate a pochi passi da noi ma quella invece sta da sola,
allestremità del cortile. Al contrario delle altre galline, questa ci ignora
completamente così mi azzardo a spingermi un po più in là per osservarla meglio.
Ha la forma diversa, più tozza per le penne che formano la coda forcuta e rivolta verso
il basso. Sulla testa ha una cresta piumata appena accennata. É brutta. Con gli occhi
rossi. Séguita a camminare a destra e a sinistra laggiù, con superiorità, come se noi
non esistessimo.
Mi giro con comprensione verso la donna accennandole di aver visto abbastanza.
Allora rientriamo con un sollievo e lei rinchiude in fretta la porticina che ci protegge e
lascia fuori quella cosa diabolica.