Invasione

Decine.
No, erano centinaia.
Forse migliaia.
Lo schermo radar indicava l'avvicinarsi di unità nemiche piccole e veloci.
Almeno fu quello che disse il comunicato radio.
L'allarme suonò nella base mentre si preparavano le batterie contraeree e i caccia decollavano dalla pista.
Dalla mia postazione potevo godere quello straordinario spettacolo.
Mi era sempre piaciuto il mondo dell'aviazione, il mio sogno era quello di poter volare un giorno su quei fantastici caccia. Ma il destino mi riservò un posto nella fanteria.
In fondo non mi dispiaceva nemmeno quel rango.
Un rombo mi risvegliò dai miei pensieri.
Una palla di fuoco, probabilmente quello che restava di un caccia si stagliò nel cielo terso di quella giornata.
La battaglia era iniziata.
Il cielo si riempì di una moltitudine di puntini che sfrecciavano impazziti nell'aria.
Vidi uno dei nostri mettersi in coda a un caccia nemico. I traccianti perforarono la corazza del velivolo da quale uscì una scia di fumo nero.
La battaglia sembrava volgere a nostro favore, almeno da quello che potevo vedere.
Poi la fortuna cessò.
La terra tremò.
La luce si fece tenebra.
Un rumore cupo invase l'aria.
Alzai gli occhi e vidi per la prima volta un incrociatore Silver.
La sua stazza era imponente, metteva i brividi solo guardarlo.
All'improvviso aprì il fuoco.
I caccia nemici iniziarono la ritirata mentre i nostri venivano abbattuti come moscerini.
Le batterie contraeree aprirono il fuoco, ma era come sparare dei sassolino contro un gigante.
Una batteria della Silver fu colpita, il fuoco che si propagò dallo squarcio nella corazza sembrava un puntino incredibilmente piccolo se paragonato al colossale scafo.
La pioggia di fuoco si abbatté sulle batterie.
E fu una carneficina.
Deflagrazioni, urla, metallo contorto, schegge, fiamme e fumo invasero l'aria mentre i pochi superstiti cercavano la salvezza.
Ma il peggio doveva ancora avvenire.
L'attacco della Silver serviva come appoggio per lo sbarco dei veicoli trasporto truppa Xiao III.
Volevano invadere via terra la base.
Qualche caccia sopravvissuto al fuoco devastante della Silver tentò di attaccare i mezzi da sbarco.

Vidi un mezzo planare lentamente per poi disintegrarsi al suolo mentre una raffica trapassava la superficie metallica della sua struttura.
Un secondo mezzo fu colpito, nel perdere potenza andò a finire nel risucchio potente dei motori della Silver.
L'esplosione fu terrificante.
La parte posteriore della nave si dissolse letteralmente in un assordante boato mentre una gigantesca palla di fuoco attraversava da cima a fondo lo scafo.
Poi come un animale in agonia la Silver si inclinò su un lato e iniziò a precipitare.
L'enorme scafo si spezzò in due tronconi con un poderoso schianto.
Negli altoparlanti riecheggiò l'avviso che informava che le truppe corazzate e la fanteria dovevano prepararsi per affrontare il nemico appena sbarcato.
Imbracciai il mio fucile d'assalto e mi schierai col mio plotone.
Nel correre nello spiazzo della base si aveva l'impressione di navigare in uno sciame impazzito dove migliaia di persone si muovevano senza uno scopo preciso.
Ma non era così, ognuno sapeva cosa fare.
Le pesanti porte della base si aprirono mentre i mezzi corazzati fecero rombare il loro motore per scaldarlo a dovere.
Nonostante lo sbarco burrascoso l'invasore si era già organizzato. Le truppe si aprirono a ventaglio nella boscaglia circostante mentre i mezzi corazzati si prepararono ad un attacco diretto proseguendo per la radura.
Così rispondemmo con la medesima strategia.
La battaglia terrestre ebbe ufficialmente inizio quando un colpo esplose vicino a un nostro mezzo corazzato mettendolo fuori uso.
I colpi si susseguirono senza sosta, mentre la tranquilla radura, con la sua erba rada e fine stava per essere maciullata dai cingoli e dai colpi degli obici.
Carcasse brucianti di mezzi d'assalto rendevano ancora più tetro il paesaggio.
Un colpo di proiettile mi sfiorò conficcandosi nel legno dell'albero che avevo alla mia destra.
Mi buttai a terra di colpo e sparai alla sagoma che avevo davanti.
Questa si accasciò al suolo.
Mi avvicinai sospettoso, guardingo per vedere se c'erano altre minacce immediate.
Accertate che non ce ne erano mi soffermai sul corpo.
Aveva una corazza totale, verde come la vegetazione che lo circondava.
Nel petto il buco della pallottola che lo ha ucciso.
Il volto era coperto da un casco.
Sapevo che c'era una guerra da combattere e un nemico da sconfiggere ma in quel frangente la curiosità vinse su tutto.
Mi chinai per toglierli la maschera, volevo vedere la faccia dell'invasore.
Trovai un tasto sul lato destro della visiera nera come la pece e la maschera si tolse emettendo un lieve sibilo.
Finalmente potevo vedere la faccia del nemico.
Che orrore.
Che esseri potevano mai essere?
Con quel naso corto, le orecchie piccole e senza sporgenze... e poi come respiravano che non avevano le branchie?
Poi mi venne in mente i saggi della gilda che ci dissero che nella galassia c'erano dei nemici pericolosi.
Abitavano un pianeta di cui non ricordo più il nome, un pianeta ricco e prosperoso.
Poi, col passare del tempo lo distrussero con l'abuso della loro tecnologia e ora vagavano nella galassia a cercare pianeti simili a quello, per ripopolarlo, sfruttarlo e poi ripartire.
Come si chiamava la razza?... Sì ora ricordo, si chiamavano esseri umani.
E ora volevano impossessarsi del pianeta Jalo della galassia PB38.
Non c'era tempo da perdere.
Presi il fucile e corsi verso la battaglia.

Fabio Rondino