Domani

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Il corpo si contrae in uno spasmo strattonando il lettino su cui è legato quando viene attraversato dalla scarica elettrica.
«Basta così, stacca la corrente. Allora?».
«Le funzioni vitali si stanno normalizzando. Il cuore non ha mai smesso di battere. E’ incredibile...».
«Bene, prova ad aumentare la tensione».
«Cinquemila volt?».
«Cinquemila...».
La scarica è forte e dagli elettrodi a contatto con la pelle si levano delle fiamme. In pochi secondi la stanza si riempie di un acre odore di carne bruciata.
«Stacca tutto...».
«Fatto!».
«Come sono i tracciati, regolari?».
«Yoel, se per te questi tracciati possono considerarsi regolari, allora diciamo di sì...».
Faccio un sorriso tirato. Abbiamo tentato di uccidere il nostro paziente ben otto volte negli ultimi due giorni: eviscerato, bruciato, avvelenato; ma non è facile abbattere uno zombi.
«Salvami i risultati su un cd, alle otto ho un appuntamento con i capi per discutere dei progressi...».

«Ce ne sono...?».
Mi sforzo di sorridere di nuovo. Lui è il quattordicesimo zombi che hanno portato nei nostri laboratori perché gli fornissimo un qualche risposta per quello che sta accadendo, ma per ora non ne abbiamo.
«Suggerimenti per la sessione di domani?», domando al mio assistente.
«Possiamo provare a gasarlo. Per lo meno raccoglieremo un po’ di dati sulle sue capacità respiratorie...».
«Va bene - dico - vediamo come reagisce ai gas asfissianti. Devo andare...».
«Yoel...».
«Sì...».
«Io lo so perché sono qui...».
«Lo sai...?».
«Sì. Sono gli ultimi giorni, Yoel. Loro sono solo le avvisaglie, gli altri arriveranno... Diglielo...».
Gli ultimi giorni. Non sono mai stato molto religioso, ma se Daniel ha ragione tutti i morti confluiranno qui in Palestina per il giudizio finale. Cerco di scacciare l’immagine dalla testa e di trovare qualcosa di rassicurante da dirgli, ma non mi riesce.
«A domani Daniel...».
«A domani Yoel...».

Michele Bolettieri