E' parecchio confuso, il maresciallo Vittorio. Insomma, sta scappando, ha il fiatone, un ginocchio dolorante, e i pantaloni troppo larghi che minacciano di cadere. Il brutto è... che non capisce. Cosa gli succede?
Prima cè il sindaco, agitatissimo, che lo sveglia
telefonandogli, allarmandolo del fatto che è successo qualcosa di strano alle Pompe
Funebri di Agostino.
Venga subito! La situazione sembra grave. Gravissima!
Neanche il tempo di stiracchiarsi, che bussano alla porta dellufficio. Toh, è
Bernardo il barista, il carissimo amico di Agostino. Ha le guance rosse, come sempre. Di
inconsueto cè il sangue che gli insozza la camicia e quella curiosa spranga che
tiene in mano.
Ce laveva, prima. La testa, dico, esordisce Bernardo, ansimante.
Ma quando glielho staccata, misericordia!, quello si muoveva ancora.
Agostino, accidenti a te!
Gli spiega quindi che tutto quadrerebbe, perché, a quanto pare, nelle bare del becchino
ci sarebbero degli ospiti che dovrebbero riposare al cimitero, e invece al camposanto non
sono affatto. E soprattutto non riposano.
Sa, continua, dicono che rubi loro i vestiti.
Ai morti?
Per quello li tiene lì da lui. Quel delinquente! E gli offrivo pure il
caffè!
Poi ecco che un cellulare squilla impaziente. É addirittura Agostino in persona che
invoca laiuto della giustizia per risolvere un problemino nel suo
negozio.
Ritornano! urla.
Chi?
I morti! Chi altro potrebbe qui da me?
Vittorio si precipita quindi in soccorso, ma non immagina che il poco legale lavoro di
Agostino centra davvero poco. E non afferra che è troppo tardi -miseriaccia!- e che
tutte quelle persone che gli vengono incontro, con le braccia protese e le facce da pasci
lessi, non sono confuse ed in cerca di aiuto...
Adesso capisce... Diamine, è così semplice! Ed è inutile correre, meglio mettersi a mangiare. Già, è ora che inizi a fare il morto.