A fatica, l’uomo si guarda intorno, percorre le pareti della camera che sembra avere qualcosa di sfuggente, in particolare negli angoli. Il suo sguardo non arriva a un angolo, sembra volersi fermare prima. Misura il muro di fronte al letto fino a metà e può guardare tre quarti dell’armadio, mentre l’ultima anta resta fuori del suo campo visivo. Per un istante lui sembra preoccupato del problema, poi abbassa le palpebre.
Nudo, giace in una pozza scura del suo sangue. A occhi chiusi, prova a cancellare dalla mente quel posto, la camera di quell’albergo, scelto per soddisfare la necessità di un’alcova dove consumare la passione clandestina, nata il pomeriggio.
Lei lo ha sedotto nei corridoi del museo, dove entrambi si erano rifugiati per fuggire la pioggia improvvisa.
Era bastato uno sguardo, quello di lei con occhi profondi e scuri in un viso perfetto, quello di lui più incerto e sfuggente, per capire di desiderarsi entrambi. Allora era cominciato il loro seguirsi, tra le prospettive barocche delle sale. Infine si erano incontrati, stretti in un abbraccio focoso, e la bocca carnosa di lei aveva accolto la lingua di lui, mentre la baciava, incurante degli sguardi dei passanti. Le aveva sollevato la gonna, insinuando la mano sotto la biancheria intima, e aveva raccolto il frutto del suo desiderio.
In albergo, febbrilmente avevano gettato gli abiti e saggiato i loro corpi, percorrendoli con le dita e con le lingue.
Lui aveva stretto i seni turgidi di silicone, baciato il ventre muscoloso e perfettamente depilato, fino a raggiungere il lungo sesso bruno, tra le cosce. Era ancora floscio, ma erano bastati pochi tocchi della lingua per farlo inturgidire. Allora lo aveva succhiato a fondo, lasciando che lei lo facesse scendere fino in gola. Poi lei si era fatta aggressiva e lo aveva spinto sul letto, con il ventre contro il materasso, penetrandolo.
Adesso godi. Peccato che sarà l’ultima volta. - disse spingendo e, mentre lo faceva, liberava dall’acconciatura dei capelli un lungo spillone e glielo conficcava nel collo.
Ora l’uomo è rimasto solo e la camera sembra animarsi. Gli angoli, che finalmente riesce a vedere, si gonfiano, come bozzoli innaturali di carta da parati, e da quelle forme emergono mani e corpi. Figure spettrali escono dall’ombra e occupano lo spazio attorno al letto. Sono creature di un’altra dimensione che trovano negli angoli, nelle connessioni della geometria tridimensionale, il varco per penetrare questo mondo, ma possono materializzarsi solo in luoghi dove è avvenuto un crimine di sangue.
Un essere con gli occhi spenti, il corpo pallido e il vello del pube fatto di aculei, si avvicina al letto e solleva l’uomo morente.
Tu sei la porta. - dice, mentre infila un braccio e poi la testa attraverso il petto roseo, che si è aperto come una vagina.
Ora lo specchio della camera riflette una figura, perfettamente umana, che raccoglie gli abiti abbandonati, e il corpo dell’uomo, ormai morto, gettato sul letto come un sacco vuoto.