Marianna guardò fuori dalla vetrata del bar. I tir sfrecciavano sulla statale, tracciando scie rosse nel buio. Perché riusciva a ricordare solo quelle parole?
«Cosè che fa, il tuo amico?»
«In pratica il consulente finanziario. Vende suggerimenti, prepara portafogli, cose del
genere.»
Marianna si voltò verso Luca.
«E lavora qui?» disse indicando le vigne che scorrevano fuori dai finestrini.
«La sede legale della società è in America, ma lui preferisce la campagna.»
«Non capisco cosabbia di così eccezionale questo tipo.»
«Beh, lavora da solo, senza collaboratori: controlla i mercati principali, i titoli...»
«Ed è difficile farlo?»
«Deve tenere docchio sei computer! I dati gli arrivano on line e...»
Marianna sgranò gli occhi.
«Tutto il giorno?!»
Luca sorrise «No, un paio dore penso le dorma. Ecco, abita lì!»
Si fermarono davanti ad una villetta dallaria trascurata. Luca scese dallauto
senza spegnere il motore.
«Arrivo subito!»
La porta era aperta e lui entrò senza nemmeno bussare.
I minuti passarono lentamente. Un quarto dora: tanto valeva spegnere la macchina.
Mezzora: Marianna sbuffò. Sbatté la portiera e marciò stizzita verso la casa.
«Luca!»
Si fermò appena oltre la soglia: era buio, persiane chiuse e luci spente. Cera un
rumore basso e monotono, come di una ventola. Da dietro una porta proveniva una luce
fioca.
«Luca?»
Silenzio.
Si avvicinò alla porta. Laprì.
Luca era sospeso a mezzaria, appeso al soffitto da un fascio di cavi e muscoli. Il
sangue gocciolava ritmicamente dalle punte delle sue scarpe. Sei monitor di computer
illuminavano i muri, brulicanti di peduncoli e guaine. Qualcosa, un groviglio di plastica
e carne, era seduto di fronte agli schermi.
Delle parole scorrevano lente sui video
...nghaghaa bugg-shoggog yhah Yog-Sothoth...
I suoi ricordi ricominciavano da quel bar. Dovera? Per quanto aveva guidato? Si coprì il viso con le mani e pianse.