“Scava, scava!”
“Aspetta, allarga un po’, fai spazio”.
Tre bambini stavano scavando una grossa buca all’altezza della quinta fila di
ombrelloni. In breve tempo si radunarono attorno a loro altri bambini muniti di paletta e
secchiello.
“Eccola, ci siamo!”
Avevano raggiunto l’acqua che ora risaliva fino a coprire il fondo della buca.
“Allarga, allarga!”
Il più grande entrò dentro.
“Io scavo ai lati e vi passo la sabbia. La faremo diventare grande come una
piscina”.
C’era grande attenzione attorno a questo lavoro. I bagnanti passavano, si
soffermavano qualche istante e ognuno era prodigo di consigli. Solo una vecchia, che
raccoglieva vongole, mise in guardia il bagnino:
“Fate chiudere quella buca prima che il mare se li porti via”.
Per curiosità il bagnino andò a verificare e stava per ordinare di rimettere tutto a
posto quando il bambino più grande, quello dentro la buca, sbiancò in volto. Fece solo
in tempo a dire:
“I miei piedi... aiuto!” e poi scomparve come se fosse stato inghiottito.
“Sembrava uno spaghetto, quando lo tiri forte con la bocca” disse il bagnino
alla polizia giunta sul posto.
Provarono a scavare alcune buche nelle vicinanze, a raschiare trenta metri di spiaggia ma
senza risultati.
“Forse il mare lo risputerà fuori oppure no” disse la vecchia pescatrice di
vongole. “Dipende da come gli gira e adesso gli sta girando male”.
Ed infatti, quando l’acqua che risaliva dalla buca assunse una tonalità rossastra,
tutti capirono che non c’era più nulla da fare.