Come quasi
sempre, la donna andò a letto prima dell'uomo. Scostò le tende alla finestra e
contemplò i raggi di luna sul metallo della ringhiera. Luna piena di una notte calma e
fredda. Si distese tra le lenzuola, pensierosa. Troppo silenzio in quella casa. Non le
piaceva, lo detestava. Si rigirò nervosa sul materasso, mentre l'uomo continuava a
ubriacarsi davanti alla tv in salotto. Il ticchettio delle lancette proveniente dal
comodino scandiva un ossessivo ritmo nella sua mente. Poi provò un brivido per tutto il
corpo. Un fruscio vicino, qualcuno si era appoggiato sul letto. Riconobbe la sua bambina.
Anna. Quando lei entrava nella stanza matrimoniale, era una gioia per la donna. Niente
più quel malinconico silenzio.
"Mamma..." La vocina risuonò innocente nell'oscurità.
"Dimmi, amore mio."
"Ti sento triste."
"Non sono triste. Ci sei tu qui con me."
"Lo hai fatto?"
"Non ancora, bimba mia. Aspetto il momento giusto. Non è facile per me, lo
sai."
"E' un uomo cattivo. E' stato tanto cattivo con me. Come fai a vivere ancora con
lui?" si lamentò la bambina.
"Lo so, Anna. Non temere."
"Promettimi che lo farai... per non dimenticare quello che mi ha fatto. Ti prego.
Fallo smettere. Per sempre."
"Non preoccuparti, piccola. Te lo prometto. Lo farò per te."
L'uomo spalancò bruscamente la porta. Trovò soltanto sua moglie rannicchiata e grugnì
con disappunto.
"Che cazzo ti prende? Parli da sola?"
Lei non si mosse, facendo finta di dormire tranquilla. Lui la contemplò per un po' e
tornò a bere alla sua poltrona.
Un caldo alito di vento soffiò sulla sua guancia. Nel buio, le labbra della donna
disegnarono un sorrisetto sornione.
"Buonanotte, mamma. Ti voglio bene." disse la sagoma della bambina, prima di
dissolversi.
"Anch'io, Anna." mormorò la donna con gli occhi chiusi.