Un tempo
non ci badavo più di tanto, ma ora il mondo che mi circonda è fatto di memorie legate
agli odori che percepisco. Ed è sicuramente l'autunno la stagione che porta le fragranze
più inebrianti, quando l'aria è pervasa dagli aromi di mosto in macerazione nei tini, di
caldarroste appena cotte, dell'acero messo a bruciare nel camino, del terreno bagnato
dalla pioggia, di funghi nascosti nel sottobosco umidiccio, di grosse zucche dolciastre
svuotate e messe ad essiccare al pallido sole d'ottobre.
Solo questo può farmi dimenticare per un attimo gli olezzi immondi che una notte al mese
mi trascinano nel baratro della pazzia. Sono quelle le notti in cui tingo il mondo di
rosso. Non ho mai ricordi ben definiti fatti di immagini, ma la mattina dopo la mia
pelle... le mie unghie... i miei denti sono impregnati di rivoltanti odori di corpi
straziati, delle loro carni lacerate, di viscere dilaniate e masticate, crani schiacciati
come gusci di noce e divorati del loro contenuto, e poi sangue... sangue... e ancora
sangue.
Non so se mai avrà termine questa mia maledizione, ma temo che possa durare in eterno. Per questo motivo, da un po' di tempo ormai, custodisco nel cassetto della mia scrivania una pistola caricata con un proiettile l'argento. Non è la paura della morte che finora mi ha impedito di puntarmela al cuore e di premere il grilletto... ma solo la consapevolezza che, in quel breve istante di lucidità prima della mutazione, anche il mio olfatto subisce un cambiamento per diventare estremamente più sensibile e poter così assaporare, in un modo che nessun altro essere umano potrà mai neppure immaginare, i gradevoli profumi dell'autunno.