Somigliare
ad un vampiro in Romania.
Il dramma di Andrej era tutto nel volto scarno, arcigno; nelle sopracciglia ispide che ne
facevano il ritratto di un leggendario Vurdalak.
A pochi chilometri da Bucarest, dove la realtà era un mosaico di superstizioni ataviche,
tutti guardavano con diffidenza a quellorfano smagrito dai canini acuminati, le cui
movenze furtive, agli occhi del prete del villaggio, erano il frutto di una maligna
possessione piuttosto che la conseguenza dun ebetismo ereditario.
Andrej viveva della carità di pochi intrepidi e di notte si rifugiava nei boschi, dando
spunto allimmaginazione di chi lo voleva impegolato nelle più subdole empietà.
Accusarlo dellomicidio di Katja, primogenita dellanziano maniscalco, fu quasi
naturale. Muta testimone di un delitto abominevole, la ragazza giaceva supina, pallida nel
volto e con il collo deturpato da una ferita slabbrata.
Il morso di un vampiro.
Trovarono Andrej nella foresta, addormentato sotto un albero.
Due allevatori nerboruti lo afferrarono per le braccia, sollevandolo dal terreno.
Il prete, al cospetto di una folla attonita, gli riempì la bocca daglio,
trasformando le sue urla disperate in soffocati gorgoglii.
Il fabbro gli trafisse il cuore con un paletto scheggiato, macchiandosi di sangue la
camicia.
Così morì Andrej, vittima del suo aspetto orripilante.
Morì mentre lanziano maniscalco gli si avvicinava con un machete, rivelando, al
centro di un sorriso soddisfatto, una coppia di lunghi canini irti ed ingialliti sui quali
erano ancora visibili i resti del sangue succhiato dalla vene della sua stessa figlia.
La testa di Andrej fu impalata, con gli occhi congelati in unespressione
esterrefatta e la bocca spalancata a vomitare un misto di saliva e pezzi daglio.
Nessuno ebbe dubbi di fronte al suo viso insanguinato, a quei tratti danimale
scavati dalla fame.
Era il ritratto di un leggendario Vurdalak.