La campagna mi guardava. E sembrava dirmi: - torna a casa, cosa ci fai qui, non sai che puoi incontrare la creatura?
Io ero lì per quello.
Se nè sempre parlato di quel mostro, di quellessere spaventoso metà uomo,
metà pesce, che vive nel fiume ed esce una volta allanno per mangiarsi i bambini.
Papà, ho paura. Non lo voglio più vedere.
Il mio bambino, quella sera, non era tornato a casa. Era andato al
fiume e non era più rientrato.
Sapevo che non era una leggenda. Noi contadini non amiamo inventare storie, quando si
tratta dei nostri figli. Se qualcuno aveva visto un mostro, allora il mostro ci doveva
essere.
Anche il mio bambino laveva visto, giocando con gli amici.
Papà, ho avuto tanta paura. Camminava in modo strano.
Arrivai al fiume a mezzanotte. Lacqua era immobile, come
unimmensa macchia dinchiostro, guardinga e silenziosa.
La legnaia abbandonata si specchiava come un tempio inutile e solitario. La creatura era
lì, ne ero certo. Lodore di pesce, si sentiva, insistente, in tutta la zona. Entrai
senza torcia, conoscevo bene la legnaia.
Papà. Non voglio più vederlo.
Avanzai al buio, silenzioso. Quando mi fermai, sentii il suo respiro. Il mostro era lì. Un sibilo che si gonfiava e sgonfiava, come un enorme polmone malato. Mi avvicinai. Il suo fiato mi strinse, soffocante.
Papà, uccidilo. Ho tanta paura.
Mi avvicinai ancora. Il respiro si fermò un istante, poi riprese, più ruvido e malato. Quando fui certo di essergli a un passo, alzai la scure e colpii. Una, due, dieci volte, finché quel sibilo cessò.
Bravo, papà. Lhai ucciso!
Poi ci fu un lampo, che illuminò la legnaia. Solo allora vidi i pezzi
del mio bambino sparsi per terra.
Non vidi, però, che nel suo volto inerte, si aprivano delle enormi branchie.