Sette fulmini

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Freddy era un tipo tranquillo, amante della musica e delle auto. Era il 20 settembre 1987, Freddy stava tornando a casa in auto dal bar dove, insieme ai suoi amici, aveva festeggiato il trentasettesimo compleanno.
Pioveva, la strada era deserta, da tempo non si vedeva un temporale così spaventoso. Da lontano due fari di camion si avvicinavano sempre più velocemente. Il mezzo viaggiava sulla sua corsia. All’improvviso, a poco meno di cinque metri dall’auto, cambiò direzione.
Spiazzato, Freddy non riuscì ad evitare lo scontro. Fu sbalzato fuori dal parabrezza, finendo in mezzo alla strada. Il suo cuore si fermò... Il camion riprese la sua pazza corsa senza indugio lasciando il corpo fradicio di Freddy disteso supino sull’asfalto.
All’improvviso diversi fulmini scesero dal cielo colpendo il suo corpo.

Inaspettatamente Freddy alzò un braccio. Era tornato in vita se così si può dire. Le scosse avevano funzionato da defibrillatore. I suoi occhi guardavano, fissi, un luogo indefinito all’orizzonte. Nella sua testa solo due ricordi sembravano essere resuscitati con lui: la targa del mezzo e il volto dell’autista. Era sicuro: non si era trattato di un incidente. Si mise allora in cammino verso la città. Ci arrivò in poche ore e si mise alla ricerca del camion. Trovatolo aspettò il proprietario. Dopo tre lunghe ore di attesa lo vide arrivare. Si posizionò sul retro del mezzo aspettando il momento ideale per agire. Quando arrivò piombò sull’autista. Con una furia spaventosa lo scaraventò fuori dal camion, ne prese il controllo e lo schiacciò come un verme.
Un altro fulmine, il settimo, colpì Freddy che si accasciò senza vita sul sedile. La morte talvolta gioca a nascondersi, ma certo non dimentica di portare a termine ciò che ha iniziato.

Christopher Franzini

Mi chiamo Christopher Franzini e frequento la classe terza della scuola media di Medole (MN).