La gabbia sospesa

La gabbia cadde nel vuoto, schiantandosi in mezzo a punte arrugginite. Rogan osservava quello che fu Neal, dall'alto poteva vedere resti sparsi imbrattati di sangue.
La tortura della gabbia sospesa era terribile, provocava un’esasperante agonia, lunga e dolorosa. Si stava molto in alto in balia delle piogge e del cocente sole, anche se la cosa peggiore in assoluto erano la fame e soprattutto la sete. Il contadino di Glasthàlam stava capendo poco o niente, preferiva non pensare cosa stessero riservandogli i terribili Mrakbog. L'imboscata lungo il confine, l'atto stupido del giovane e arrogante capitano imperiale provocò la morte di buona parte della sua e delle più giovani generazioni, oltre che lo stato di prigionia per lui e i suoi amici.
La gola infiammata e secca dalla sete, lo stomaco leggero e brontolante lo disturbavano molto di più dell'idea di morire. Avrebbe preferito raggiungere il destino di Neal che continuare a patire. Guardava con desiderio le affilate e lunghe punte roventi poste al suolo. Erano tre giorni che non mangiava e non beveva, l'unico sopravvissuto della compagnia mandata all'avanscoperta e il pensiero di soffrire più degli altri lo dilaniava ancora più dell'idea di scomparire per l'eternità.
Lungo la valle dell'agonia si materializzava una figura esile e demoniaca. No, non era un miraggio, era solo un Mrakbog, un essere orribile che per oscure ragioni collaborava con il regno di Solnetjord, il nemico storico di Glasthàlam. Doveva trattarsi di una donna Mrakbog, secondo le forme fisiche che Rogan intravedeva oltre la patina fosca dei deliri della sofferenza. Cominciava a sforzarsi per guardare meglio, la vista offuscata era solo un semplice sintomo del decadimento in atto. Ormai rimaneva poco, la fine era vicina.
Luminescenti bulbi vermigli lo osservavano con un'aria mista tra compassione e ammirazione. La situazione piaceva poco al contadino, si stava chiedendo cosa aspettassero a tagliare la corda, avrebbe preferito essere trafitto a morte, per nessuna ragione al mondo voleva rimanere ancora lassù, sospeso nell'agonia.
La gabbia barcollava, Rogan emise un sospiro, attendeva l'ora della fine con impazienza, fino a quando con sommo stupore materializzò in ritardo che lo stavano facendo scendere pacatamente a terra. Era meglio una morte veloce che una indegna e lenta. Aveva ancora nelle gambe la stanchezza di settimane di cammino, il vuoto della fame e l'arsura inesauribile della sete che lo divoravano lentamente. Se l’avessero liberato sarebbe ugualmente morto.

La gabbia si fermò molto in basso. La testa della Mrakbog era parallela ai suoi piedi. La curiosità lo spinse ad alzarsi e reggendosi alle sbarre di legno, osservava il manto peloso e le orecchie a punte della Mrakbog.
«Cosa aspettate a uccidermi. Voglio morire subito. Non ce la faccio ancora a continuare.»
Sul momento non ci pensò, solo dopo una frazione di secondi realizzò il grande errore. Mai parlare a un Mrakbog, sono esseri ingannevoli, subdoli e infami. La Mrakbog con uno scatto aprì l'impermeabile e da una sacca cacciò una pagnotta calda di pane scuro di segale e una brocca d'acqua. Continuava a fissarlo come se fosse dispiaciuta.
«Cosa significa?»
Rogan sapeva che non l'avrebbero interrogato, era solo un semplice contadino non un soldato, cosa poteva mai dirgli. La situazione ora gli era letteralmente sfuggita di mano. Vide i taglienti denti aguzzi della creatura, con quelle fauci sbranavano eserciti in marcia. Stava per parlare e la sua totale attenzione si focalizzò sulla modulata e pacata voce.
«Rogan. Tu hai sofferto molto per il tuo scellerato re.»
Non credeva che esseri così mostruosi fossero così calmi ed eleganti, la voce era cauta e piacevole da ascoltare, se non fosse che le parole pronunciate ogni tanto incespicavano tra i lunghi e orribili denti.
«Sappiamo che quindici anni fa, quando il Solnetjord occupò Fraohàir, tu hai difeso la fortezza. Mentre il monarca era scappato ai confini meridionali con la pancia piena di cibo e alcol, gozzovigliando tra le giovani spose dei soldati morti. Sei solo un contadino, un semplice contadino non un guerriero. La tua vita conta molto poco per il tuo viziato re. Pensiamo sia ingiusto punirti con la morte, non la meriti.»
Una fiamma d'ira s'accese incandescente tra le iridi di Rogan, non pensava, la rabbia aveva preso il dominio.
«Tutti quelli che avete ucciso, o almeno quasi tutti non erano soldati. Solo contadini e poveri artigiani. Risparmiatemi dalla vostra impertinente ipocrisia e lasciatemi morire.»
Malgrado avesse sfocato un'alta dose di rabbia riuscì a trovare la forza di sbattere le mani sulle sbarre della gabbia.
«Coraggio alzate questa gabbia e quando arriverà alla sommità tagliate la corda, voglio morire tra le punte roventi piene di veleno.»
La Mrakbog mise la pagnotta e la brocca d'acqua nella gabbia.
«Ti diamo un giorno per pensare. Il tuo monarca non ha fatto distinzioni tra le mogli dei caduti e quelle dei suoi soldati. La tua promessa sposa fu drogata e seviziata dal tuo re, mentre soffrivi la fame e la guerra difendendo il suo trono. Questo tu lo sai meglio di noi. Gli altri non hanno subito quello che tu hai sofferto. Ti chiediamo di stare con noi. Quando conquisteremo territori ti daremo il comando della regione Settentrionale del Leàn-Gràin, la terra a te natia. Sappiamo che possiamo fidarci della tua lealtà, e per questo ti ricompenseremo dandoti la conoscenza del raggiungimento allo stato divino. Pensaci bene Rogan.»
La mano pelosa della Mrakbog batté lungo la pavimentazione della gabbia, diede il segnale e la corda si azionò sollevando l'involucro verso l'alto.
Rogan rimase sconvolto.
Era tutto vero, maledettamente vero.
Non ne poteva più del suo dannato re. Finbar detto il porco, come spesso lo chiamava il fratello prima di partire per una battaglia e non fare più ritorno. Non immaginava che il Solnetjord chiedesse aiuto ai Mrakbog, a esseri demoniaci e mostruosi. I Mrakbog erano creature ignobili che quando occupavano i villaggi sottoponevano la popolazione a torture perverse, inenarrabili . Cucinavano nell'olio bollente i bambini prima di mangiarseli.
Una leggenda narrava che loro in passato erano uomini e donne comuni, e per via di una grazia concessa da un dio sono divenuti tali. Già perché i Mrakbog hanno una vita lunga e poteri mentali inimmaginabili.
Mentre mangiava con avidità parte della dura e saporita pagnotta un pensiero travolse la mente di Rogan. Il sole estivo di Mezzogiorno aveva illuminato la gabbia sospesa, andando a sbattergli sui capelli come una frusta di lava, ma l’attenzione andava su altre cose.
Pensava con un volto tirato che forse proprio quello che ha conosciuto come male era in realtà il bene.

Darkum Neik