Ascesa e caduta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Arrivato nella valle, mi bastò seguire l’odore del sangue per trovarlo.
Aveva trasformato il paese in una roccaforte di paura e dolore, e ad accogliermi solo l’odore pungente dei cadaveri abbandonati sulle strade, insieme al silenzio gelido della morte.
Lì lo incontrai.
Enorme nella sua pelle di fuoco e furore, in un artiglio il corpo martoriato di una donna, tra le fauci, croccante e delizioso, il cranio di un lattante.
Sorrise vedendomi, poi si lanciò all’attacco.
Sapevo che lo scontro sarebbe stato duro, ma non immaginavo quanto; lottai, e nonostante i suoi artigli velenosi graffiassero le mie carni, tenni duro. Volevo uccidere quell’essere, rispedirlo nella sua oscura dimora, ma i suoi muscoli e il suo odio alla fine mi sopraffecero, senza lasciarmi scampo.
Poi, all’improvviso, qualcosa cambiò.

Un bambino, impaurito e tremante, aveva scagliato una pietra appuntita di disperazione, centrando il mio avversario.
Una ferita da niente, ma per un demone un affronto terribile.
Fu solo un momento, un rintocco vuoto di campana, ma per me fu sufficiente. Approfittai della sua distrazione, e lo colpii senza pietà, accecandolo.
La terra tremò e vomitò fuoco, ma non mi fermai, continuai fino a che il veleno del suo sangue non annegò la mia coscienza.

 

Mi risvegliai tra le carezze del bambino.
Il corpo del demone solo cenere e fumo; ce l’avevo fatta, nonostante tutto.
Avvicinai a me il ragazzo, e proprio quando la luce di un sorriso sembrò illuminargli il viso, strinsi i miei artigli sulla sua gola e con un morso gli tranciai la testa.
Risi, e il suono spaventoso della mia voce investì come un’onda la gente urlante di gioia che stava riempiendo le strade.
Spiacente ragazzi, per voi l’alba non è ancora arrivata.
Ci sarebbe stato un nuovo imperatore da sfamare in paese, ancora più feroce, ancora più oscuro.

Andrea Galla