Rimango
silente nel buio.
Seduta in un angolo della stanza aspetto, paziente, il rientro della mia Preda.
Ho sete, tanta, ma non posso avere fretta.
Mi impongo la calma, e attendo. Ho tutto il tempo di questo mondo.
Poi una serratura scatta, e la porta davanti a me si apre, lasciandolo entrare. Lui, il
mio Bersaglio.
Il sangue che violento scorre nelle sue vene è musica per i miei sensi. Lo sento fluire
potente, portatore di vita.
Vita che mi chiama a sé.
Mi alzo, muovendomi verso di lui. Sinuosi passi che attirano sul mio corpo il suo sguardo,
incapace di scostarsi dalle mie forme.
Sono bella, sono provocante, e so di esserlo.
Mistero per la sua mortale mente, che si agita perduta, alla disperata ricerca di una
risposta a mille domande.
Non parla, si limita a guardarmi, incantato. Osserva la mia pelle candida, le mie labbra
vermiglie, il mio corpo seminudo che si accosta a lui.
Rabbrividisce quando sfioro le sue labbra, si eccita quando scivolo lungo la curva tenere
del collo.
Poi il terrore che subentra alla confusione. I miei canini penetrano dolorosamente la sua
giugulare, lasciando sgorgare copioso il nettare che contiene.
Si agita, cerca di liberarsi, di allontanare il dolore, ma ormai per lui è tardi, piccolo
omuncolo bloccato al suolo dalla forza possente di questa esile creatura.
Sento il calore del sangue scendermi lungo la gola, portando in me nutrimento e vita,
placando la sete di cui sono vittima.
La mia forza, la mia maledizione.
Smette di muoversi, ma non ci faccio caso. Bevo finchè posso, bevo finchè non sono
sazia.
Solo allora mi alzo, barcollando ebbra verso la finestra.
Sazia e satura di vita, forte come non mai.
Poso il piede sul davanzale e salto, un solo balzo e svanisco, ombra fra le ombra.