Mi ero
alzato per bere. Ero tornato a letto e non riuscivo a riaddormentarmi per via del
temporale. Succedeva sempre dalla notte in cui sotto il diluvio avevo investito
quelluomo uccidendolo. Mi ripetevo che col tempo avrei dimenticato.
Guardavo compiaciuto la mia donna che dormiva accanto a me e cercavo di riprendere sonno.
Ad un tratto la sentii agitarsi. Il suo grido mi fece sobbalzare. Un grido isterico,
convulso.
Con il cuore in gola mi avvicinai.
Amore che succede?
Ale, non muoverti! Cè un uomo! gridò lei.
Piccolina, stai calma! Vieni qui, lasciati abbracciare...
No Ale! È lì che ci guarda! Accanto allarmadio! Non lo vedi!?
Tesoro, ma che dici? le sussurrai con dolcezza, mentre con lo sguardo seguivo
la direzione dei suoi occhi spalancati e atterriti. Non cera nessuno, non cera
nulla.
Amore, avvicinati a me... calmati adesso le dissi, dopo averla stretta al mio
petto, hai fatto un sogno, solo un brutto sogno.
No Ale... non stavo sognando. Io lho visto mi disse con voce ferma.
Sentivo il suo cuore martellarmi il petto mentre aspettavo che lentamente si
addormentasse.
Continuavo a sentire il terrore delle sue grida.
Ripercorsi con la mente gli attimi precedenti.
Avevo bevuto, ero tornato a letto, non riuscivo ad addormentarmi, la guardavo
compiaciuto... la guardavo dormire. Nel buio dei ricordi si materializzò il suo viso...
focalizzai: aveva gli occhi aperti, fissi verso larmadio. La sua voce, seppur rotta
dal terrore, era decisa, lucida.
Non era stato un sogno.
Non riuscii a chiudere occhio fino al mattino.
Al suo risveglio le chiesi se avesse dormito bene e lei placidamente rispose di sì. Non
ricordava nulla.
Accesi la luce e notai che in terra, accanto allarmadio, cera una pozza
dacqua.
Lei era uscita per andare a lavoro. Pioveva a dirotto.
Non tornò mai più.