Eravamo una
ventina, tutti bianchi, tranne un negro, grasso e paranoico che mi aveva ammorbato con le
sue ansie per tutta la notte. Faceva un caldo insopportabile, pressati come sardine in una
cella dalle pareti trasparenti, mi mancava laria, stavo per svenire; riaperti gli
occhi, come per incanto la prigione era svanita.
Finalmente ero libero, finalmente libero, finalmente un cazzo!
Stavo in piedi, a pochi metri di distanza da me tutti gli altri compagni di sventura,
ammucchiati uno sopra laltro, sullo sfondo lenorme sagoma di un contenitore,
allinterno un liquido ambrato.
Uno, due e tre ora tocca proprio a te!
Fissavo, sgomento il volto gigantesco delluomo anziano che stava sopra di noi, il
prescelto era stato il tizio di colore che mi aveva rotto le palle per tutta la notte.
Lindice del vecchio si era prima adagiato con delicatezza sulla testa di quel
poveretto, poi una pressione tremenda, paralizzato avevo assistito allo spettacolo: il
corpo si era letteralmente sbriciolato, sul tavolo era rimasta soltanto una poltiglia.
Mmm come sei buono!, se lo era divorato.
Lorrore che era seguito a quella scena era stato se possibile ancora più grande,
altri due ragazzi erano stati sollevati ed immersi nel liquido, le loro membra si erano
sciolte, il vecchio, con aria compiaciuta, si era portato alla bocca il gigantesco
contenitore ed aveva bevuto i loro resti liquefatti.
Maledetto sadico, mostro fottuto, ma che incubo è questo!. Ad un tratto il
suo sguardo era calato su di me, mi aveva afferrato con delicatezza e lentamente mi aveva
avvicinato alle sue labbra violacee, stavo per morire...
Uffa nonno, andiamo, andiamo al parco?!. Eccomi tesorino, finisco la merenda, the e biscotti, quelli che mi ha portato la tua cara mamma, sono così gustosi, quello al cioccolato poi...!