Buon appetito!

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Eravamo una ventina, tutti bianchi, tranne un negro, grasso e paranoico che mi aveva ammorbato con le sue ansie per tutta la notte. Faceva un caldo insopportabile, pressati come sardine in una cella dalle pareti trasparenti, mi mancava l’aria, stavo per svenire; riaperti gli occhi, come per incanto la prigione era svanita.
“Finalmente ero libero, finalmente libero, finalmente un cazzo!”
Stavo in piedi, a pochi metri di distanza da me tutti gli altri compagni di sventura, ammucchiati uno sopra l’altro, sullo sfondo l’enorme sagoma di un contenitore, all’interno un liquido ambrato.
“Uno, due e tre ora tocca proprio a te!”
Fissavo, sgomento il volto gigantesco dell’uomo anziano che stava sopra di noi, il prescelto era stato il tizio di colore che mi aveva rotto le palle per tutta la notte.
L’indice del vecchio si era prima adagiato con delicatezza sulla testa di quel poveretto, poi una pressione tremenda, paralizzato avevo assistito allo spettacolo: il corpo si era letteralmente sbriciolato, sul tavolo era rimasta soltanto una poltiglia.
“Mmm come sei buono!”, se lo era divorato.
L’orrore che era seguito a quella scena era stato se possibile ancora più grande, altri due ragazzi erano stati sollevati ed immersi nel liquido, le loro membra si erano sciolte, il vecchio, con aria compiaciuta, si era portato alla bocca il gigantesco contenitore ed aveva bevuto i loro resti liquefatti.
“Maledetto sadico, mostro fottuto, ma che incubo è questo!”. Ad un tratto il suo sguardo era calato su di me, mi aveva afferrato con delicatezza e lentamente mi aveva avvicinato alle sue labbra violacee, stavo per morire...

 

“Uffa nonno, andiamo, andiamo al parco?!”. ”Eccomi tesorino, finisco la merenda, the e biscotti, quelli che mi ha portato la tua cara mamma, sono così gustosi, quello al cioccolato poi...!”

Edonazu