Credeva che
lo shock lo avesse ammutolito, invece quando gli chiesero di raccontare comera
andata parlò senza fatica.
La signora Muse venne da me insieme al marito. Era vittima di una forte depressione
post-parto. Fece un cenno con la testa alla carrozzina dove era seduto silenzioso un
bimbetto di sei mesi.
La ricoverammo. Era un caso molto grave. La donna odiava il bambino, lo chiamava
il demonio e diceva che voleva ucciderla.
Quando è venuto il marito a trovarla?
Diverse volte, ma lei non li ha mai voluti vedere. Però oggi quando si sono
presentati, lui e il bambino, il mio assistente li ha fatti passare. Sono andati
direttamente nella camera della signora. Dopo pochi minuti, abbiamo udito delle grida
orribili. Mi sono precipitato, insieme al mio assistente, nella camera azzurra.
Lui stava
in un angolo totalmente coperto di sangue. Era accucciato a terra e tremava. Lei... come
lavete trovata voi. Ebbe un brivido. Dilaniata, a brandelli. Lui deve
aver avuto un raptus e lha uccisa.
A morsi, sembra, a morsi aggiunse uno dei poliziotti. Scosse la testa a
esprimere il suo orrore. Poi si avvicinò alla carrozzina da cui prese il bambino.
Povera creatura! Me lo porto a casa per questa notte. Mia moglie sarà contenta.
Guardate comè carino...
Il dottore gli rivolse uno sguardo fuggevole, ma quello che vide lagghiacciò: due
occhi vuoti su un ghigno da demonio, una faccia da bestia brutale...
Fu cosa di un decimo di secondo. Un lampo. Unallucinazione.
Adesso gli occhi azzurri splendenti del bambino lo fissavano ridenti.
Rimase immobile a guardare il poliziotto allontanarsi nel buio silenzioso, il bambino in
braccio, un alito di brezza a sconvolgere i biondi ricci.
Autrice di libri ragazzi, insegna lingua e letteratura tedesca in un liceo milanese.