L'ombra
gli aveva detto di farlo e lui laveva ascoltata.
Ma questo era successo dopo.
Prima, precedute da un ululato di morte, mille mosche gli erano uscite dagli occhi e per
un po non aveva visto e saputo più nulla.
Nella giungla un lampo si era acceso improvviso e in un istante tutto intorno a lui era
scomparso, lasciando il posto ad una buca piena di sangue.
Dopo lesplosione, erba e sabbia avevano continuato a cadere e a cadere e a cadere,
mescolate alla pioggia fredda che sapeva destrema unzione.
Poi la notte era scesa, come un drappo pietoso, a coprire lorrore.
Allalba, lasciato il calor bianco in cui era caduto, aveva visto i corpi dei suoi
compagni sparsi a pezzi un po dappertutto.
Vivo non cera rimasto nessuno, tranne lui. E i mille folletti gialli che urlavano,
nascosti nella foresta che lo imprigionava.
Aveva una gamba spezzata appena sotto il ginocchio. Non sarebbe andato da nessuna parte.
E la febbre lo aveva avvolto nella sua ragnatela.
E furono giorni e notti di pioggia e fuoco.
E lombra lo aveva chiamato e gli aveva detto che i suoi non sarebbero mai venuti a
prenderlo.
Allora era strisciato nel fango, ascoltando la morte che lo incitava a costruirsi un
compagno. Si era trascinato fino al più grosso pezzo di carne umana che restava della sua
pattuglia e si era dato da fare con ago e filo. Aveva cominciato con il cucire al torso
smembrato del tenente medico un braccio trovato poco distante.
Poi a quel corpo aveva aggiunto una gamba.
E un'altra ancora.
Non più solo, aveva quindi abbracciato la sua creatura che adesso viveva respirando ombra
di morte ed era rimasto a guardare, ridendo e piangendo, il cielo acceso e gli elicotteri
che vomitavano napalm sulla foresta...