I tre zombi
giunsero davanti alla banca facendo stridere le gomme della Fiat Multipla.
- Ma sei scemo! - grugnì fra i denti Alessandro - Dobbiamo fare una rapina! Mica i bulli
del quartiere!
- Eccheccazzo! Prova tu a frenare con i piedi putrefatti! - gli rispose il Silente,
stizzito.
- O-ra sta-te zit-ti. È o-ra di ru-ba-re. Tra-ve-sti-te-vi.
Killingjoke pronunciò queste parole dal sedile posteriore, scandendo le sillabe. La
sbarra del parcheggio dove avevano rubato l’auto l’aveva resa decappottabile e
aveva fatto lo stesso con le loro calotte craniche, senza per questo distogliergli dai
loro propositi furfanteschi.
- Senti, la vuoi smettere di parlare per haiku? Mi dai sui nervi!
Alessandro era il più nervoso dei tre. Un po’ perché gli piaceva organizzare tutto
nei particolari, e un po’, o anche più di un po’, perché era morto vergine.
- Co-sa ti fre-ga. Che fa-sti-dio ti re-ca. Son caz-zi mie-i.
- Se non fossi già morto ti ucciderei! Dai su, copritevi la faccia che subito si scende -
disse secco Alessandro, infilandosi una maschera di gomma a forma di teschio.
Killingjoke lo imitò, infilandosene una a forma di pagliaccio.
- Sa-rò pa-gliac-cio. Il na-so a pal-lo-ne. La pel-le bian-ca. - sentenziò soddisfatto.
Alessandro gli mollò una gomitata, sprofondando in mezzo a due costole con un rumore di
uova marce. Non erano proprio in ottima forma, come zombi. Ci avevano messo più di due
mesi per uscire dalla tomba, e solo il caso aveva voluto che ciò accadesse la stessa
notte.
- E tu? - chiese Alessandro a Silente, mentre si ripuliva il gomito.
- Subito! - fece quello aprendo il cruscotto e afferrando due matite. Se le infilò nelle
narici e si osservò vanitosamente nello specchietto retrovisore.
- E quello sarebbe il tuo travestimento? Ma ti sei bevuto il cervello?!
- Beh... leccato più che altro. - ammise candidamente Silente - Mi colava dal naso e non
mi hanno lasciato nemmeno un fazzoletto, nella bara.
- Era un modo di dire! Imbecille! Possibile che non ti sei procurato nient’altro?
- Pensavo di buttarmi i capelli sulla faccia - disse l’altro, con la faccia contrita
e le lacrime agli occhi - però dopo quella sbarra mi è rimasto solo questo ciuffo. - e
così dicendo cominciò a piagnucolare, rigirandosi tra due dita un lungo ricciolo che si
era salvato dallo scotennamento, proprio vicino alla tempia.
Alessandro cominciò a sbuffare e imprecare, sotto al suo teschio di gomma, mentre
Killingjoke pareva piuttosto tranquillo, o almeno così sembrava, sotto la sua maschera da
pagliaccio.
- E smettila di frignare! - lo rimproverò Alessandro - Facciamo così.
E con un colpo secco e rapidissimo spinse a fondo le due matite nelle narici di Silente,
che provocarono due schizzi di materia cerebrale e spuntarono in altro come due piccoli
corni. Poi prese il ciuffo riccioluto e lo attorcigliò attorno a uno di quei due corni
improvvisati, formando un ciuffo a forma d’arco che gli copriva interamente un
occhio.
- Ecco! Così va già meglio.
Silente si guardò, ma non parve per nulla convinto.
- Or-sù scen-dia-mo. La ban-ca ci a-spet-ta. Non c’è nes-su-no.
- Stavolta hai ragione - esclamò Alessandro - e poi la maschera non serve a molto. Non
vedo nessuna telecamera, all’esterno. Sei sicuro che è il posto giusto? - chiese
rivolgendosi di nuovo a Silente.
- Certo che sono sicuro! Ci ho lavorato per anni!
- Sarà...
I tre scesero dall’auto e si avvicinarono zoppicando all’ingresso
dell’edificio. Non solo trovarono la porta aperta, ma addirittura le porte scorrevoli
si aprirono al loro avvicinarsi. In reception non c’era anima viva.
- Stra-no si-len-zio. U-na ban-ca de-ser-ta. È buo-na co-sa.
- Mmm - fece Silente perplesso - devono avere cambiato arredamento, mentre ero morto.
- Po-che chiac-chie-re. Cer-chia-mo il de-na-ro. Se no mi stu-fo.
- Senti Killy, ma lo sai che haiku a parte, sei proprio una pigna in culo? - disse Silente
stizzito - Adesso invece mi date cinque minuti! - E detto ciò corse verso i bagni.
- Ma che gli prende? - si chiese perplesso Alessandro - da quando gli zombi se la fanno
sotto?
- Pro-prio non lo so. La cac-ca è o-vun-que. An-che per zom-bi.
- Vabbè, aspettiamo. Tanto non mi pare che la sorveglianza sia così stretta.
Pochi minuti dopo Silente ritornò correndo, si fa per dire, e mostrando la sua nuovissima
maschera, che sembrava fatta di sola pelle, divisa da riga centrale.
- E quella cos’è?
- Una faccia da culo, noh? - gli rispose Silente tutto eccitato.
- E dove l’avresti presa? - chiese stupidamente Alessandro, pentendosi immediatamente
della propria domanda.
- Beh... - arrossì Silente.
- Se-con-do me eh. La cas-sa è lag-giù uh. Do-po le sca-le - li interruppe lo zombi
poeta.
- Me eh? Laggiù uh? Ma che cazzo di parole usi per quegli haiku? Gli chiese Silente,
parlando fra le proprie chiappe.
- Son caz-zi mie-i. E insomma cazzo mica pretenderete che mi vengano sempre le rime
giuste! - Sbottò Killingjoke, esasperato più dall’aver smarrito la propria ars
poetica che da quei compagni così rozzi e scalcagnati.
I tre smisero di parlare e si fiondarono nella direzione indicata dal pagliaccio. Scesero
le scale e si trovarono in un enorme stanzone. Sulla parete di fondo, allineate come su
una vasta scacchiera, c’erano decine di casseforti. Alessandro si avvicinò alla
prima e provò a girare la maniglia. La porta si aprì e una ventata di vapori freddi
uscì con uno sbuffo.
- Ehi, avete visto che figata essere degli zombi? Sei così forte che non ti serve nemmeno
il codice! Su coraggio, portiamo via tutta questa roba - disse guardando perplesso le
piccole ampolle di plastica che riempivano quella specie di frigorifero.
- Ma che roba è? - si azzardò a chiedere Silente, scuotendo una scatolina e vedendoci
qualcosa di liquido.
- Zitto e metti tutto nel sacco! - lo rimbrottò Alessandro - Non abbiamo tempo adesso.
Sarà un modo nuovo di conservare il denaro.
I tre lavorarono alacremente, ficcando nei sacchi ampolle e brandelli di pelle marcia che
gli si staccava di dosso. Impiegarono poco meno di un’ora per vuotare tutte le
casseforti e zoppicare nuovamente verso l’auto, parcheggiata proprio sotto un piccolo
cartello sbiadito, che recitava silenziosamente: “Banca del Seme”.