Quel giorno la vide di nuovo. Splendeva il sole, ma si gelava nel villaggio di Sales. Ormai le foglie del sommaco simporporavano ed il bosco sembrava sanguinare. Una settimana prima, mentre seguiva lo scricchiolio dellerba secca sotto i suoi passi aveva raggiunto un rudere di pietre a secco semidivorato da quelledera che in agosto puzza di sperma ed in novembre si riempie di bacche nere e dure. Avrebbe tirato avanti disgustata, ma udì un un rumore ritmico che non riusciva ad identificare. Trovò uno spiraglio nella massa verde cupo e allinterno della stamberga scoperchiata il sole illuminava una ragazza pallida e nuda, con i capelli lunghi e neri che le ricadevano sui seni, intenta a raschiare un lungo femore spolpato.
Il respiro di Sara rallentò e due occhi enormi
nerissimi la fissarono sgranandosi fino a sembrare uscire dalle orbite.
Laveva ridestata il clacson di un fuoristrada che stava per investirla mentre
camminava in mezzo alla strada. Per una una settimana aveva cercato fino a tarda sera quel
posto nel bosco e ora lei era lì, ferma, che la fissava tra le foglie rosse e gialle.
Come se laspettasse, di questo Sara era sicura.
Il suo corpo diafano splendeva nellaria limpida spazzata dalla bora e dun
tratto le sorrise scoprendo i dentini appuntiti. Poi scattò come una gatta balzando nei
cespugli spinosi e Sara dimpulso linseguì perché questa volta non poteva
perderla. Non si accorse nemmeno di scivolare nel camino di una foiba, percepì solo il
dolore lancinante delle sue ossa che si spezzavano, i rovi che laceravano la carne, il
buio dellincoscienza. Ma quando agonizzante sentì quella lingua fredda che leccava
il suo sangue si sentì invadere da un fremito di gioia. Non era mai stata così viva.
Nata nel 1971, laureata in lettere antiche, è insegnante di storia dell'arte, pittrice, e da sempre appassionata di letteratura horror, in particolare quella gotica.