La
rievocazione storica narrava di un popolo in miseria, affamato, sognatore che seguiva in
un cammino senza meta una bugia illusoria: la chimera della ricchezza, del benessere,
della felicità . A lei era sempre piaciuta lidea di partecipare a queste recite
paesane, dove tutti indossavano gli stracci logori dei loro antenati, un po tra la
magia e il carnevale. I figuranti la sera si ritrovavano per le prove nel centro
parrocchiale. Si travestivano in fretta tra il vociare delle comari e correvano nel parco
della villa dove li dirigeva il megafono del regista.
La sera del primo spettacolo la notte senza stelle e le torce accese davano senza sforzo
latmosfera tenebrosa del medioevo. Infreddolita, nei suoi stracci da popolana, lei
fissava luomo che al termine della storia li avrebbe condotti a morire lontano, tra
mille stenti, facendo credere a tutti di essere una guida buona, un conoscitore del
futuro.
Lattore che lo impersonava era un signore molto conosciuto che le era stato
presentato durante le prove. Cera una luce strana nei suoi occhi neri che bruciavano
intensi nel viso ormai vecchio. Lincantatore di folle ricambiava il suo sguardo con
fierezza, conscio dellinganno, ma incapace di cambiare il corso degli eventi. La
stessa scena doveva essere capitata davvero, alcuni secoli prima e questo pensiero
laveva fatta rabbrividire.
Signori, a voi! Era linvito del regista ad iniziare. Tutte le
videocamere erano accese, gli zoom puntavano i volti dei protagonisti.
Quando apparve la Regina Bianca, la Morte, la ragazza e il vecchio istrione casualmente
erano vicini. Mentre lalta figura incedeva lenta lei risentì quel brivido.
Stranamente lattrice dava le spalle al pubblico. Videro solo loro due il teschio
ghignante martoriato di fori da cui uscivano immonde larve brulicanti. Dopo lurlo
troppo acuto gli spettatori attesero che gli attori si rialzassero. Invano.