Una delle cose che odio quando vado al cinema è trovarmi dietro a uno spilungone, che ti costringe a vedere il film a oscillazioni. Quello che avevo davanti quella sera era alto almeno due metri, puzzava di carne putrefatta e aveva la pelle del volto penzolante, come una lurida carta da parati su un muro vecchio. Tutto sommato, non era neanche combinato male. Luomo seduto al mio fianco, per esempio, era privo di un occhio e di parte della calotta cranica, tanto che potevo scorgere gli ultimi rimasugli di cervello. Tutti gli spettatori erano combinati più o meno allo stesso modo. Lunico sano, il più bello se volete, ero io: il solo uomo al mondo a non essere diventato uno zombi. La cosa strana, però, è che nessuno dei morti viventi sembrava avesse voglia di mangiarmi.
Non ne so il
motivo: forse perché nella vita non ho mai fatto nulla dimportante, una vita
praticamente vuota, come quella di uno zombi. Ecco, i morti viventi mi vedevano come uno
di loro, questo è quello che penso. Quella sera, manco a dirlo, cera in cartellone
La notte dei morti viventi. Ci crediate o no, avevo visto tutti gli altri film
della saga di Romero, tranne il primo mitico episodio, non potevo perderlo! Allora, dissi
al ragazzone decomposto di spostarsi, lui si girò lentamente e mi fece: «Ahuf».
Insistetti, strattonandogli la spalla e quel movimento gli fece perdere un orecchio, che
mi cadde dritto sulle ginocchia.
«Allora ti sposti?»
Lui neanche si girò, emise una specie di grugnito, mentre nello schermo era già in corso
la prima scena.
«Occupa un altro posto!» gli urlai. Niente, non volle sentire ragioni. Così presi la
mia 44 Magnum, gliela piantai sulla nuca e premetti il grilletto. Avete mai visto un film
attraverso un buco? Io sì.