< ... Non chiederti, amica mia, se avremo un domani, o se siamo solo l'eco spento di un perduto ieri. Noi siamo sempre l'istante che vive di se stesso, e che di tutto il resto si dimentica. Noi camminiamo sempre sul filo teso di un eterno addio, perchè solo da esso sappiamo scivolare in un inaspettato arrivederci....>
Mi soffermo a rileggere il finale di questa mail, che ti avevo mandato
solo qualche mese fa. Quel giorno mi avevi chiesto se ci saremmo rivisti ancora. Ora penso
invece dentro di me, quanto queste parole sono vive stasera. Stringo i pugni di rabbia
impotente. Preparo il necessario da portare con me. Lo ripongo con cura in una valigetta.
Nel mio cuore vi è già l'ombra della morte, mentre mi incammino verso il nostro
parcheggio. Tuo marito a quest'ora sarà già in aereo verso Pechino. Immagino il casino
che farà al suo ritorno. Mi accendo una sigaretta, per alleviare la tensione.
C'è stato tra noi, amica mia, il tempo per la poesia e per lo stupore. C'è stato il
tempo per la felicità e quello per l'oblio dei sensi. Ma adesso è il tempo per rinnegare
tutto ciò. E maledirlo. Non possiedo amore da donarti, amica mia. Non stasera che sto
toccando il fondo della mia vita. Non stasera che tutto mi pare così difficile. Eppure
devo riuscirci.
Mi fai un segno dal finestrino. Ricambio il saluto con un sorriso. La tua espressione è
un fascio di paura e assieme desiderio. Mi guardi per un attimo come se fossi diventato il
tuo carnefice. Ti faccio segno di entrare in macchina da me. Andiamo al nostro minuscolo
casolare di legno, la nostra piccola alcova fuori dal mondo. Nessuno può immaginare
quello che abbiamo inventato in quei 16 metri quadrati vicino al fiume. Abbiamo vissuto
nell'ombra, solo io per te, e tu per me.
Lasciamo le macchine molto lontano questa volta e ci avviamo a piedi. E' irreale come un
sogno, l'attesa di questo nostro cammino. E' impregnata di sublimi memorie e di atroci
fantasie. E' una lunga traversata notturna, che collega gli ultimi tratti spezzati delle
nostre vite. Davanti alla nostra casetta ti stringo a me per un bacio, e ritrovo
finalmente me stesso. Le mie mani si sottraggono all'abbraccio per invadere l'intimità
delle tue mutandine, sotto la gonna. Intanto ti guardo negli occhi. Tu mi sorridi e mi
scosti da te. Ancora non siamo arrivati, e io sto già giocando col tuo corpo, per
l'ultima volta. E anche questo ultimo silenzio con te, amica mia, sa essere estasi.
Sprango la porta, poi ti porto di peso sul letto. Ti sorrido sicuro, mentre copro i tuoi
occhi con una benda scura. Lego i tuoi polsi alle sbarre del letto. Ti spoglio
completamente. Le mie dita percorrono il tuo corpo in un cammino ancestrale. E'
propedeuticità necessaria alla tua morte.
Prendo dalla valigetta un tagliente coltello da cucina. Ti bacio sulle labbra, poi porto
quella lama sul tuo collo. E' il rituale a cui ti sottoporrò, solo per espiare come un
gioco ciò che più temi. Ti chiedo se ti piace. La benda si imbeve delle tue lacrime. Le
tue labbra mi dicono "mi piace da morire". Copro anche la tua bocca con il
nastro adesivo. Scivolo con la punta del coltello sul tuo corpo. La porto a ridosso delle
punte del seno. Posso sentire i battiti del tuo corpo che crescono a dismisura. Ma in
mezzo alla paura, la mia voce ti trasmette serenità.
Lo senti, amica mia, quel fremito che ti cattura l'anima, mentre questa lama scorre sulla
tua pelle? E' il tuo vaso di Pandora, che contiene tutte le tue pulsioni più segrete.
Aprilo, amica mia. Rompilo una nuova volta. Spezzalo in mille pezzi. Ti prego. Donami una
volta ancora tutto quello che custodisci più segretamente nel cuore. Il tuo fuoco di
donna, la tua anima più inquieta. Donami i tuoi strazi, e combatti le mie ragioni.
Perchè la paura sa moltiplicare il piacere, amica mia, anzichè negarlo. Nessuna più di
te lo può sapere, perchè in questa paura stai ormai affondando.
Senti il tuo alveo riempirsi del mio fiume. Impetuoso. Mi muovo con la devozione di un
rito. Varco la linea che separa il tuo corpo e l'anima fino a leggere l'estasi sulla tua
pelle. Sotto il nastro adesivo la tua bocca tradisce piacere. Le tue narici si contraggono
e cercano più aria. I tuoi seni turgidi fioriscono. Mentre il tuo piacere si riempie
copiosamente del mio piacere, il tuo ventre si contrae, al ritmo sprigionato della fiamma
che ti brucia. Ora o mai più. Ora che sei all'apice estremo. Punto la pistola sul tuo
seno, e sparo tre colpi secchi al tuo cuore. Sento il vuoto dentro di me.
Le tue mani sono gelate, come lo erano la prima volta che abbiamo fatto l'amore. Sei morta
davvero. Quasi non ci posso credere. Tecnicamente sono diventato un assassino. Mentre
cospargo di benzina il tuo corpo, però ripenso al tuo verdetto di morte. Non sono io, il
tuo vero carnefice. Lo è stato il tumore al cervello che ti ha rapito solo pochi mesi fa.
Non piango la tua dolce morte. La strana eutanasia che mi hai chiesto di darti tra le mie
braccia. Ma mentre ti porto sulla riva del fiume rivivo tra me e me i momenti più belli
che abbiamo vissuto assieme. Appoggio il tuo corpo sui sassi. Guardo con la pila la tua
mano sinistra, che porta ancora quella fede, come una catena al collo. Te la sfilo e la
metto nel mio taschino. Ti bacio per l'ultima volta. E' stato bello, amore mio, dividere
anche quest'ultima emozione con te. Accendo la pira. Sento odore di carne arrosto. Mi
scaldo del tuo fuoco che diventa cenere. Seppellisco le tue ossa con cura. Si è quasi
fatta alba, ma sono esausto. Devo assolutamente dormire. Prendo doppia dose di
tranquillante. Non voglio svegliarmi prima di 24 ore.
E invece mi sveglio di soprassalto nel mio letto. Non so che ore sono. Ma non posso
capirlo: non mi muovo. Resto sul letto, come paralizzato. Ogni muscolo del mio corpo mi è
interdetto al movimento. E' buio, eppure dovrebbe essere giorno. Non vedo nulla. Non ho
bende, ma non vedo nulla. Non ho lacci, ma non posso muovermi. Sento solo rumori di
qualcosa accanto che si muove. Eppure a casa ero solo ieri notte. Mi chiedo chi possa
essere. Mi chiedo se tutto ciò non sia solo uno strano sogno.
La mia pelle viene avvolta dal calore della tua pelle. Pelle di donna. Ne sento il
profumo. La tua lingua calda scorre sul mio collo. Poi sul mio ventre, fino a cercare il
mio sesso. La tua bocca segue il mio piacere come se fosse collegata col mio cervello.
Sento l'eccitazione crescere nel mio corpo assieme alla paura, come una dirompente marea,
che mi riempie.
Solo tu sai fare l'amore così, amica mia. Non può essere nessun'altra. Ora lo so con
assoluta certezza. Ma non è possibile. Tu sei morta! Ti ho uccisa io, ieri notte. Il
fuoco ha già cancellato il tuo corpo. Deve essere solo un sogno... Il sogno più bello
della mia vita, e assieme il più orrendo. Forse vuoi farmi sapere che tu ci sei ancora,
da qualche parte.
Sali sopra di me, incurante dei miei pensieri. Sento le punte dei tuoi seni sfiorare il
mio petto. Sento il tuo bacino aprirsi sopra il mio, per appropriarsi del mio corpo. Ti
sento ruotare dolcemente sopra di me. Mi fagociti scivolando su di me col caldo bollente
del tuo ventre. Ancora non riesco a muovermi o a vedere. Ma sento che mi sta piacendo
moltissimo. Sento l'estasi che si avvicina inesorabilmente.
Poi, infine mi parli. Sei davvero tu. Mi dici: "Con me... Ti voglio con me... per
sempre...". Il mio cuore accellera, gelato. E' proprio la tua voce! Eppure ha un
qualcosa di profondamente innaturale. Quasi provenisse direttamente dall'inferno.
Prosegue impetuosa e inarrestabile la tua marcia attraverso i miei sensi. I tuoi movimenti
su di me, quasi animali, mi rubano il respiro. Mai mi è capitato di sentire sensazioni
così potentemente forti. Il piacere è portato oltre ogni limite, fino ad un eccesso
dirompente. Non lo posso più trattenere in me. Esplodo in una pioggia di calore. In
quelle gocce tutta la mia anima esce in un solo istante.
Sento infine, in mezzo al petto, tre battiti impazziti. Sono l'eco distorta di tre secchi
spari nel mio petto. Mi contraggo. E' giunta l'ora della mia "dolce morte"...