In pace

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Come dici?... Anche lei Rachele? Beh, il nome a me non piaceva, questione di gusti. E anche la tua era bionda?... No, davvero? Se rompeva le scatole? Dimmi, conosci donna che non sia una specialista nel campo delle fratture sferoidali?... Tipico, sì. Puoi dirlo forte.
Certo non sono molte le probabilità che due vicini come noi abbiano avuto a che fare con donne così simili, eppure.
Quanta confusione oggi, faccio fatica a sentirti. Tutta questa gente che gironzola qui attorno, e parla, parla, ma ti pare il modo?
Comunque, dicevo, una gran stronza... Cosa? Anche lei? Che sia una caratteristica comune a tutte le Rachele del mondo?... Se per caso aveva una voglia all’interno della coscia sinistra? E tu come lo sai?

Sì, andava matta per gli spaghetti ai frutti di mare e le ostriche crude, e poi quanto si scatenava; oh, maledetta!
Ho capito, abbiamo conosciuto la stessa donna. Come dici? In senso biblico? Non so cosa tu intenda, comunque l’ho sposata e me ne sono pentito amaramente. D’altronde come credi che io abbia fatto a finire qui così presto? La causa? Ah, sì, veleno per topi, almeno penso. E tu?.. Una coltellata al basso ventre? Mhhh, piuttosto doloroso. Cosa le avevi fatto per farla arrabbiare a quel modo?
Comunque sia, da me ha ereditato bene. E da parte tua? Sì?... C’avrei giurato.
Perché sbraiti, adesso? Ah, un cane sta pisciando sulla tua fotografia? Cose che capitano il giorno dei morti. Comunque troppa gente, non se ne può più. Ci sentiamo stanotte, quando il cimitero sarà vuoto, a parte quei quattro deficienti della setta satanica che barcollano ubriachi fradici fra le tombe.
Ma porca puttana! Ancora quella goccia d’umidità che mi percola nell’orbita! E che cavolo, si è messo pure a piovere.

Giuseppe Agnoletti