Era tutto
bianco. Bianco e immobile.
Bianca la piccola bara lucida che la accoglieva, come una culla per le bambole.
Bianco il vestito della Prima Comunione, completo di roselline nei capelli e guanti di
pizzo, di un bianco spumoso, tipo meringa.
Bianche limbottitura della cassa e la coperta che le riposava sulle gambe.
E bianca anche la sua pelle gelida.
Federica, 9 anni. La mia sorellina.
A guardarla così, avresti detto che dormiva. Quasi ti aspettavi di vedere il velo che
proteggeva la cassa alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro. Quasi ti aspettavi di
vederla sorridere nel sonno.
Invece era tutto bianco e immobile.
Faceva così caldo che le lacrime mi si asciugavano negli occhi.
Un incidente.
Uno stramaledettissimo incidente.
Strinsi i pugni.
- Resto io con lei, stanotte - avevo detto a mia madre.
Federica dormiva solo con me. Mi teneva per mano, la notte, perché aveva paura del buio.
Un incidente.
Cose che succedono.
Mi avvicinai alla cassa.
Era talmente bella... Una bellissima bambolina di ceramica con le labbra dipinte.
Sollevai il velo e le sfiorai le minuscole dita. Erano gelate.
Avrei voluto abbracciarla, scaldarla...
Un incidente.
Uno stupido, banale incidente.
Forse non avrei dovuto spingerla così forte.
Sospirai e una lacrima mi scivolò lungo la guancia, ma si asciugò prima di raggiungere
il mento.
Federica spalancò gli occhi.
Feci un salto allindietro, ma il piccolo guanto bianco mi strinse il polso in una
morsa dacciaio.
La bambina si tirò a sedere.
- Ho paura - piagnucolò - Non voglio tornare in quel posto tutto buio da sola... -
I suoi occhi scuri riflettevano la luce delle candele.
Poi allargò la bocca in un sogghigno: - Vieni a farmi compagnia, sorellina? -
E spense la luce.