Una tragica notte

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

“Non c’è più posto all’Inferno e i morti camminano sulla terra”. Diceva il tizio intervistato alla televisione. “E’ colpa dell’acqua. Vi ripeto non bevete più acqua”. Questo accadeva su una delle emittenti nazionali dove sommi esperti si erano riuniti in una tavola rotonda. Il mediatore, un tipo tarchiato, grosso e con un paio di baffi, diede la parola ad un altro di loro. “E’ gente in preda alla follia. Il responsabile è sicuramente un virus”. Poi il segnale venne interrotto. Ora accadeva più frequentemente. Era il momento del bollettino: “Dirigetevi ai centri di raccolta!”. Le ubicazioni dei centri comparivano in sopraimpressione scritti in bianco su un serpentone rosso. “E’ severamente vietato portare persone malate e anziane”. Il concetto veniva ribadito più volte. George distolse gli occhi dallo schermo e li rivolse a sua madre immobilizzata e costretta su di una sedia a rotelle dopo l’ictus. “Non preoccuparti. Non ti abbandono qui”. Le disse amorevolmente ricevendo da lei il solito sguardo vitreo.

“Vedrai, dopo rimetto tutto a posto. Prima però dovrò pensare a te. Fra poco ti sentirai meglio”. Era andato alla sua sedia inginocchiandosi dinanzi a lei, poi tornò a sfogliare i suoi logori e giganteschi libri. “Dopotutto questa è la soluzione a un problema che verrà in seguito”. Fece una piega sull’angolo superiore della pagina dove il titolo che secondo lui citava <<Rituale per donare vitalità>> invece tradotto esattamente voleva dire <<Rituale per il ritorno alla vita>>. Ma George era deciso a trovare la formula giusta e chiuso l’enorme libro, titolato Enchiridon, e messolo da parte trasse dalla sua libreria un secondo libro ancora più polveroso e stavolta l’arabo antico sarebbe stata una lingua a lui più ostica del latino. Cercò di capirne il titolo e Al Azif non gli fu facile tradurlo.

Luca Limatola