Trovo sul
tavolo un pezzo di carta scritto a macchina. Lo leggo.
Ho di nuovo quella paura, ce lho ancora.
Non sono riuscito a smettere di guardarlo, ma ora so come muovermi. Devo impiccarmi credo,
devo passare il prima possibile e il tramonto mi accompagnerà. Sì, sto per passare. E
lui, lui mi ha già sentito! Sa che sto per passare. Ma questo è meraviglioso. Oh sì, e
per il dopo che tremo, per il dopo. Limportante è passare veloci, meglio non
pensarci. Piuttosto scrivo a caso... il mio nome. Sono Guillaume, Guillaume che sta per
passare.
La sua ira mi sfiora, dolce carezza che isola le mie ombre. Il suo sguardo mi squassa gli
arti e legge linfamia del midollo... Devo passare, perdona.
La prima cosa che penso dopo aver finito quelle parole è: ma che senso ha? Perché
scrivere una cosa del genere. Questo è lo scherzo di un pazzo! Ma più di tutto vorrei
sapere come è arrivato in casa mia sto foglio.
Poi mi guardo intorno e riesco a sorridere. Ironizzo addirittura: forse questo frocio di
un Guillaume lavrà passato quellesame, ormai. Continuo a non
cogliere alcuni passi della realtà... mi distraggo e mi viene in mente una scena di
qualche film visto da poco: un ragazzo morente, trapassato da una fiocina che lo blocca ad
una sedia. Niente sangue. Mi sembra che guardi se stesso che muore, incredulo. Poi alza lo
sguardo e la scena finisce con unombra che non riesco a schiarire. Alzo la testa e
ritorno alla realtà: lombra ora è chiara. E una donna credo, seduta sul mio
letto.
-Buonasera- le faccio e continuo -Il signor Guillaume si era sbagliato, lei è una lei-.
Mi guarda, ma sono io che la guardo, e concludo -Immagino di dover passare-.